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30 maggio 2006

Armi di distruzione di massa: a Kabul si usano le pietre


Morte e caos a Kabul. Per un incidente d'auto nasce una rivolta popolare contro i soldati statunitensi. Intanto nei negozi d’usato si vendono i pc della base americana con documenti top secret compresi nel prezzo. Ormai l’Afghanistan è allo sfascio e, dopo 5 anni d’occupazione che non hanno portato ai miglioramenti promessi, la popolazione è ormai stufa. La prova è che è insorta mettendo a ferro e fuoco la città per un incidente stradale. Un blindato dell’esercito statunitense, probabilmente per un problema ai freni, è finito contro delle auto nel centro di Kabul, provocando 5 morti e diversi feriti. Da qui è scoppiata la tensione: una feroce sassaiola contro la colonna militare Usa, soldati in missione e polizia afghana che hanno sparato sulla folla uccidendo altre tre persone e ferendone molte altre, poi migliaia di persone in marcia contro le ambasciate straniere, il parlamento e contro l’inviso presidente Karzai, considerato un pupazzo del governo a stelle e strisce. Questi i fatti. Ma quello che sta accadendo in Afghanistan va ben oltre questi fatti. La popolazione è stanca. Stanca di vedersi sempre al centro di una guerra di potere che sconta sulla sua pelle. Ancora una volta si ripete il protocollo visto per Milosevic, Karazdic ed altri. In questo caso è Bin Laden che non si trova e per questo partono le rappresaglie. Nella provincia di Helmand è stata bombardata una moschea dove si riteneva ci fossero dei talebani, tutti uccisi. Un bel gesto di coerenza da parte di chi è andato nel Medio Oriente a cercare armi di distruzione di massa: non ce le hanno trovate (Lo ha ammesso persino Bush pochi giorni fa) e per questo motivo ce le mettono loro. Se poi, invece di occultarle in una qualsiasi stalla assieme al mulo di qualche ignaro contadino, le lanciano addosso alle persone, sembra non fare differenza. Una domanda però è legittima: ma gli 007 che hanno trovato le armi di massa e prodotto rapporti prima della guerra cosa hanno combinato? Hanno inventato tutto pur di avere qualcosa con cui poter affermare di aver lavorato e per sentirsi quindi con la coscienza a posto nel giorno di pagamento degli stipendi? Hanno fatto arrivare, per gli interessi di una piccola casta, fin nell’ufficio ovale di Gorge Bush Jr. rapporti che hanno poi legittimato un’aggressione ad uno stato sovrano. Ed oggi che fanno? Se ne escono con uno “scusate, ci siamo sbagliati”. Un errore non da poco, che è costato sangue e vite umane. Un gioco folle, fatto solo per avere qualche quattrino in più. Sembra di assistere ad una assurda edizione tridimensionale del romanzo di Graham Greene “Il nostro agente all’Avana”. Qui si gioca al corrierino dei ragazzi, finendo a correre per le strade con una prostituta seminuda sperando che non cada il castello di bugie messo in piedi. Intanto, gli innocenti pagano le menzogne e le invenzioni col loro sangue.

La missione in Afghanistan, cominciata come una santa crociata per liberare la povere donne afghane dal velo, sta scadendo sempre più in una commediola da teatro dei burattini. Sta annegando in una sciatteria assurda. L’ultima nuova è che hanno venduto i computer delle basi Usa, con i documenti riservati compresi. Comprensibilmente, umanamente, sono stati rinnovati gli uffici. Via i vecchi pc, che sono finiti nei negozi di Kabul per far muovere un po’ di soldi e tecnologia nell’economia locale. Peccato, però, che prima di darli via non li abbiano formattati. Altro che Bin Laden, ora. Qualsiasi ragazzino un po’ sveglio che si sia trovato a smanettare con quei computer potrebbe mettere in crisi la missione statunitense.
E di missioni partite come gite scolastiche l’Afghanistan ne ha viste delle altre. L’Albania ha inviato 100 uomini, Partenza in pompa magna con presidente della repubblica a far da professore accompagnatore. Gita cominciata male perché l’aereo non è decollato. S’è rotto. Eppure in genere le regole sulla sicurezza prescrivono una bella controllata ai mezzi la sera prima di partire per la gita. Come per tutte le gite scolastiche, il meglio è venuto in seguito. Quando il ministro della difesa albanese ha incontrato Karzai, si è visto chiedere dal premier ospitante come stesse in salute Enver Hoxa. L’ex dittatore albanese passato da tempo a miglior vita. Comunque, sistemati confortevolmente, i soldati sono stati messi liberamente a pascolare.
Cosa accadrà in seguito? C’è da tenere gli occhi aperti, e non fidarsi pienamente delle informazioni veicolate dai media. Perché ormai il modus operandi in medio oriente ha ucciso il mestiere di reporter. Specialmente quelli super informati, se ne stanno tranquillamente in albergo a trastullarsi in attesa dei dispacci ufficiali. Di quello che accade nelle strade non vedono e non sentono nulla. Poi, un giorno, quando viene rapita l’ennesima persona, non si rendono neppure conto delle trattative e degli incontri per pagare il riscatto. Ma sono sempre lì, con la penna pronta a vergare nuova righe sulla vittoria della diplomazia nell’incivile Medio Oriente. Peggio di così… L'unica nota ottimistica è che il nuovo regime ha portato almeno una sferzata di vitalità all'agricoltura afghana. Prima della guerra, i contadini praticavano la dura agricoltura di sussistenza, strappando alla terra brulla quei pochi ortaggi necessari alla sopravvivenza. Dopo la guerra, guadagnano tutti allegramente. Per la maggior parte hanno estirpato i sudati orticelli, sostituendoli con coltivazioni di papavero da oppio. E vissero tutti felici e contenti in un paradiso oppiaceo.