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09 luglio 2006

Scacco alla Pirelli

Le pedine sono state disposte, le mosse studiate, e machiavellicamente è scattata la trappola: scacco al re. La tecnica è la sempre la stessa e i tecnicismi della finanzia aiutano perfettamente a nascondere manipolazioni, inganni e complotti. Il risico delle Banche continua e ora le vittime cominciano ad essere davvero illustri, le cifre sono da capogiro e il risultato è la vendita di un'azienda reale in cambio di soldi, che si sa, hanno un valore solo per le persone ma non per i grandi finanzieri internazionali.

La prima mossa l'ha fatta Hopa S.p.a., finanziaria di Emilio Gnutti che vanta tra i soci gli immobiliaristi Consorte e Fiorani, la Fininvest, le ex Popolare di Lodi, l'Unipol, nonché Banco di Roma a Monte dei Paschi di Siena. Hopa ha chiesto la liquidazione del 16% del capitale di Olimpia, holding di controllo di Telecom Italia, spingendo alla vendita poi della quota di azioni possedute da Olimpia in Holinvest, che a sua volta corrisponde al 3,68 % del capitale di Telecom Italia. Hopa pagherà la quota di 86 milioni, ottenendo un incasso netto di 536 milioni, e in questo modo si riapproprierà della totalità delle azioni che Holinvest possiede in Telecom, anche se parte di questa quota potrà essere riacquistata da Olimpia, pagando ovviamente, nei prossimi due anni. I finanziatori di Telecom, fondamentalmente Banche, hanno chiesto i loro soldi, cedono le loro azioni e vogliono 500 milioni di euro, su chi peserà questo debito?Sicuramente sui soci fondatori di Olimpia, ossia Pirelli, per l'80%, e Edizione Holding dei Benetton per il 20%: Tronchetti Provera dovrà pagare 497 milioni, considerando che i soldi pagati da Hopa resteranno in cassa di Olimpia.

A questo occorre aggiungere che ad ottobre usciranno dal capitale di Olimpia anche Unicredit e Intesa, che vorranno da Tronchetti Provera 1,2 miliardi di euro.


Dove prenderà i soldi per pagare le Banche? Ovviamente da altre Banche, che vorranno in cambio garanzie, o meglio, imprese. È ormai ufficiale che il consorzio di banche che avrebbe dovuto portare i pneumatici in Piazza Affari si è reso disponibile a sottoscrivere il 35% della Pirelli Tyre. Mediobanca, Goldman Sachs, Caboto, Capitalia, JP Morgan, Merrill Lynch e Morgan Stanley, le sette sorelle, insomma, invece di vendere le gomme in borsa se ne sono appropriare ad un prezzo più basso: Pirelli incasserà fra i 560 e i 700 milioni, che serviranno per pagare i suoi debiti dalla parte di Olimpia. Pirelli ha comunque già in cassa 400 milioni, ed è stata negoziata fino al 2010 una linea di credito con banche estere, senza poi contare la dismissione delle quote di Capitalia e Mediobanca per 400 milioni.


Le due operazioni, avvenute in un lasso di tempo davvero rapido hanno portato via a Tronchetti Provera, il 3,7% di Telecom Italia, il 35% di Pirelli, la partecipazione di Mediobanca e Capitalia, nonché l'apertura di un altro debito. Paga delle Banche ricorrendo all'indebitamento presso altre Banche e usa come moneta di scambio un'impresa, senza considerare che non finirà più di pagare i suoi debiti, l'indebitamento è ormai quasi infinito. Azionariato TelecomQuesti sono i nostri industriali, degli uomini che si fanno grandi, vantano di essere dei Re Mida, ma in realtà si sono fatti comprare dalle Banche che al momento opportuno chiedono il conto: si fanno grandi sul mondo della finanza, ma in realtà non possiedono molto di loro proprietà. Telecom è stata privatizzata, e indebitata, e ora, quasi nella totalità, è possieduta da una costellazione di Banche e di società di assicurazione. Il grande interesse per le Banche nei confronti fi Telecom risiede proprio nella possibilità di avere accesso ad un database di dati, di telefonate e di tracciati delle persone, praticamente sconfinato, il cui possesso da accesso ad un controllo pressocchè totalitario delle menti delle persone, nonchè dei loro diretti nemici.

Ora Telecom viene anche usata come mezzo di ricatto per ottenere Pirelli, un'operazione triangolare, che non sposta mai soldi reali, ma solo imprese, posti di lavoro.


In tutto questo non una parola delle Autority, della Consob e della Borsa Italiana, che giudichino questa un'operazione meramente speculativa, che danneggia le nostre imprese e la nostra economia. Le Banche non devono detenere le partecipazioni di imprese perché non ragionano come industriali, come imprenditori, ma come speculatori, come sciacalli, comprano e vendono senza considerare le conseguenze sul piano aziendale. I nostri industriali non sono assolutamente all'altezza di nomi come Mattei, o come i piccoli imprenditori, che hanno costruito un'azienda, la hanno coltivata e hanno sacrificato la loro vita per non farla morire. Dicono di essere grandi imprenditori, ma in realtà non fanno altro che indebitarsi, diventano holding di investimento, e al momento di pagare, non avendo soldi, devono rendere le Banche azionisti. Queste useranno le partecipazioni come numerario per ottenere un'impresa strategicamente importante per i loro piani, senza considerare che un'operazione finanziaria provoca uno stravolgimento dell'economia.


E così, mentre gli Italiani festeggiano la vittoria di questo anomalo Campionato del Mondo, il banchetto delle Banche continua indisturbato, forti del fatto che l'attenzione sia quasi totalemente coinvolta. Non bisogna mai abbassare la guardia, perchè mentre le nostre città si tingono di tricolori, altri pensano a vendere i più grandi gruppi industriali Italia. Telecom è un caso di questi eclacanti, ma non bisogna dimenticare l'ENI, che deve ora sottostare agli ordini dei Banchieri cedendo gestione della rete di distribuzione del gas alla Gazprom, alla quale si sta dando un potere tale da poter mettere in ginocchio intere nazioni, ora che il prezzo del petrolio aumenta vertiginosamente. Nessuno sembra dar peso a questa decisioni, anche se questa rappresenta la prima avvisaglia del fatto che pian piano stanno tagliando i viveri all'Eni fino a farla disidratare per rilevarla alla fine: l'Italia rischia di perdere quella fiaccola che avebbe potuto salvarci secondo Mattei.

Chi ci governa e ci dovrebbe tutelare non sono più degni delle cariche che ricoprono, e noi di Etleboro chiediamo a tutti i risparmiatori di non lasciarsi ingannare da farsi rialzi , essendo solo una fonte di speculazione. I nostri politici sono d'accordo, ormai non siamo più un popolo ma degli utenti, o dei consumatori, dei cittadini liberalizzati e resi schiavi perchè il mercato vuole che vada avanti il più competitivo, ossia che la faccia da padrone la legge del più grande padrone.

Cos'altro possiamo infatti da pretendere ora da una classe politica che eredita le direttive del Britannia, e che ha nelle sue fila uomini senza alcuna cognizione di causa, uomini come Di Pietro, che da semplice poliziotto è divenuto Commissario e poi Pubblico Ministero, sino ad illuminarci dall'alta poltrona della Camera con la sua figura di ministro. A cosa devolvere questo grande successo e questa carriera sfolgorante? Sarà forse in qualche modo legata alla straordinaria performance di Tangentopoli?

I nostri dubiti sono leciti, le nostre domande legittime, stiamo solo aspettando delle risposte dai politici e dalle Autority, ma non le abbiamo ancora avute, perchè sono dei vigliacchi, hanno paura del loro stesso mentire perchè ora non sanno davvero cos'altro dire.

Se una riforma va fatta, questa deve essere improntata alla regolamentazione dei mercati economici sulla base delle caratteristiche del mercato e della realtà imprenditoriale.