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07 ottobre 2006

L'Europa legalizza il terrorismo sulla privacy dei cittadini


La Commissione Europea ha autorizzato le autorità di investigazione statunitensi dell'anti terrorismo ad avere accesso ai dati personali e alle informazioni dei passeggeri europei che viaggiano su voli diretti negli Stati Uniti. Questa questione era da tempo oggetto di controversie e di discussione tra le istituzioni europee e quelle americane, è stata spesso sollevata all'interno del Parlamento Europeo, che si è pronunciato categoricamente contrario e questo tipo di norme. Così, dopo solo una sola notte di negoziati tra Bruxelles e Washington, la Commissione chiude con un inverosimile compromesso una questione così delicata, disattendendo non solo la volontà dei parlamentari europei, ma anche, in un certo senso quella degli Stati membri. Questo tipo di decisione presuppone in ogni caso una concertazione, una discussione e sicuramente, l'unanimità tra gli Stati membri, tutori in prima persona della privacy dei suoi cittadini.

Le autorità americane imponevano già da tempo la trasmissione di 60 informazioni, e le compagnie aeree le fornivano tranquillamente, infrangendo la legge europea sulla privacy per continuare le loro rotte transatlantiche. L'assurdità del sistema era stata già segnalata dall'associazione internazionale delle compagnie aeree (IATA), che denunciava il fatto che le compagnie aeree erano passibili di multa in America e in Europa a seconda che li negavano o li concedevano: in ogni caso erano multate. Per tale motivo gli Stati Uniti e l'UE erano giunti ad un primo accordo per legalizzare questi trasferimenti, ma il Parlamento ha depositato un ricorso in annullamento alla Corte di giustizia europea, opponendo il fatto che l'accordo era palesemente contrario alla legislazione europea in difesa della privacy dei cittadini europei ( direttiva 46/95/CE ).

Il nuovo accordo di anti-terrorismo, prevede che la FBI e "altre" (???) agenzie di investigazione possano disporre di oltre 34 tipo di informazioni di ciascuno dei passeggeri fornite dalle compagnie aeree: nome, nazionalità, indirizzo privato ed elettronico, coordinate telefoniche, prezzo del biglietto, modalità di pagamento, numero della carta di credito, indirizzo di fatturazione, agenzia di viaggi o moda ­d'acquisto del biglietto, itinerario completo del viaggio, informazioni sull'appartenenza del viaggiatore ad un programma di fedeltà della compagnia, (ivi compreso miglia percorse e coordinate dei voli), richieste di servizi speciali, in particolare le preferenze alimentari, eventuali contrattempi sopraggiunti su altri voli (non presentazione all'imbarco malgrado l'esistenza di una prenotazione, disdette, consumazione eccessiva di alcol), notizie sul passeggero imbarcato all'ultimo minuto, ecc.
I dati verranno trasmessi, fino al luglio 2007, alla presentazione di una richiesta delle agenzie che attesti un pericolo terroristico, o una minaccia per la sicurezza nazionale. Questa condizione, che esclude la sistematicità delle trasmissioni di informazioni, certo non ci rende più tranquilli, perché gli allarmi terroristici sono all'ordine del giorno: quasi ogni giorno c'è un atterraggio di emergenza o strani dirottamenti.

Il fatto che questo accordo giunga adesso, in una situazione in cui i media hanno costruito un allarme terroristico senza prove e senza fatti a sostegno di tanto allarmismo, rivela dunque il vero motivo dei dirottamenti e degli atti terroristici che utilizzino il trasporto aereo.
La violazione della privacy e il furto dei dati è, come sempre, il primo degli scopi che si intendono raggiungere con il terrorismo, perché riesce a scavalcare qualsiasi ostacolo giuridico ed etico. Esistono le leggi sulla protezione dei dati ma vengono palesemente ignorate, esistono delle sentenze della Corte di Giustizia, esiste il parere contrario del Parlamento Europeo, esiste una direttiva. Possibile che non valgono niente quando devono servire a proteggere i cittadini, e non alla liberalizzazione e al rispetto dei vincoli di Maastricht? La legge esiste, ma vale solo quando fa comodo, vale solo per imporre nuove tasse, per fare le fusioni, per depredare le economie degli Stati, poi per il resto scompare.
La protezione dei dati rientra tra i diritti inviolabili dell'uomo, perché violare le sue informazioni significa mettere in pericolo la sua stessa vita. Non dimentichiamo che gli olocausti e i genocidi avvengono perché, prima di ogni altra cosa, le persone perdono un'identità, perdono la cittadinanza, scompaiono da ogni registro e attestato, come se non fossero mai nate, possono essere eliminate senza che alcun trattato internazionale possa difenderli.
Il risvolto più macabro di questo terribile crimine è che l'informazione su questo tipo di provvedimenti è inesistente, le agenzie italiane tacciono, parlano delle stesse cose da circa una settimana. Così mentre oggi le testate continuano a titolare la rassegna stampa con i dirottamenti, la Telecom, e gli arresti dei capi terroristici, la Commissione Europea decide autonomamente senza interpellare i governi o il Parlamento di concedere la trasmissione dei nostri dati, come se fosse un provvedimento di urgente priorità in periodo di guerra.