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30 marzo 2007

Il ricatto dei contractors per il voto del Kosovo


In queste ore di grande tensione, la vera natura della crisi iraniana e dello scandalo politico in tutta l'Europa sono stati completamente occultati e nascosti dall'opera di disinformazione dei media e delle agenzie di stampa. Tre funzionari italiani della Commissione Europea sono coinvolti in uno scandalo di corruzione, connesso alle indagini di potenza, e contemporaneamente il Parlamento Europeo decide di appoggiare il piano di Athissari sul Kosovo per giungere all'integrazione europea.

Mentre tutti i media trasmettono ripetutamente le immagini della soldatessa inglese che, con il suo velo sul capo, deve incutere pietismo e mostrare la crudeltà di un regime dittatoriale, 15 navi da guerra statunitensi sono ora in movimento per posizionarsi a largo delle coste iraniane, lasciando pochi dubbi sul perché di questo posizionamento. Allo stesso modo, mentre la procura di Potenza continua a chiedere la comparizione - anche se non coinvolte a tutti gli effetti - i personaggi più popolari dello spettacolo, è scattata da Brussel un'operazione, coordinata dall'Olaf , che ha portato all'arresto di tre funzionari Italiani della Commissione Europea. I tre funzionari appartenevano al Comitato dedito alle Relazioni dell'Unione Europea con i paesi terzi, e coordinavano i lavori per la costruzione e l'attrezzamento degli apparati di sicurezza delle sedi diplomatiche della Comunità Europea all'estero, in particolare in Albania e in India. Le indagini sono partite dalla Comunità Europea, dopo una denuncia di estorsione e corruzione di un imprenditore finlandese, da un input della Olaf, l'apparato di intelligence europea, che si è poi coordinato con la procura di Potenza, minacciando di svilupparsi in tutto il centro sud per coinvolgere altri funzionari italiani. Quello che sembra essere una convenzionale tangentopoli, si presta a divenire una vera manovra per manipolare l'opinione pubblica e per ricattare lo Stato Italiano, che viene esposto ad un sottile e invisibile colpo di Stato, come lo dimostrano i ripetuti attacchi al governo da parte di tante forze esterne che intendono destabilizzare l'Italia. Lo scandalo delle tangenti europeo non è quello che vogliono far credere, è un vero mezzo di ricatto delle persone e delle lobbies che ora gestiscono alcuni punti nevralgici economici Europei, manovrato dai contactors che costituiscono i comitati di coordinamento della Commissione Europea.

La intelligence e i servizi segreti degli Stati Nazionali sono stati ormai sovrastati e manipolati dalle Agenzie private, dai contractors che hanno il compito di reperire materiale e dossier su chiunque occupi posizioni di potere, per renderli dei ricattati e dei ricattabili, soggetti all'alternanza delle lobbies al potere.
Quello di cui bisogna avere paura, è la manovra che il grande scandalo nasconde, che è stato totalmente censurato dai media, nonostante l'impatto che questa notizia avrà sulla geopolitica europea e sulla stabilità politica del Mediterraneo. I Membri del Parlamento europeo hanno oggi decido di dare il pieno appoggio al piano per il Kosovo di Ahtisaari, votando a piena maggiornanza un rapporto che afferma che "l'indipendenza controllata del Kosovo con una supervisione della comunità internazionale è la scelta migliore per assicurare gli obiettivi di pace". Nella prospettiva di portare la Serbia e il Kosovo nell'UE, la Comunità svolgerà un ruolo centrale nella gestione delle negoziazioni, e in coordinamento con le organizzazioni finanziarie per decidere i provvedimenti sul decentramento e la realizzazione dell'autonomia sostanziale. Il rapporto prevede lo stabilimento di una forza limitata, nel rispetto del carattere multietnico del Kosovo, che dovrà portare la Serbia e il Kosovo nella Unione Europea. Il documento aggiunse, "a lungo andare, la soluzione riguardo allo status futuro delle bugie di Kosovo anche nel fatto che Serbia e Kosovo, sono dovuti divenire parte dell'EU, per divenire poi la parte orientale della comunità europea.
Con un vero atto di forza, il Parlamento ignora totalmente le discussioni con le controparti russe e serbe, che si sono sempre rifiutate di accordare l'indipendenza ad una regione che non può essere indipendente, per non restare indifesa agli attacchi e alle pretese delle lobbies che hanno l'obiettivo di sfruttarlo come punto logistico per i loro affari. Tale decisione è inoltre completamente contrario agli Accordi di Rambouillet e della risoluzione ONU n. 1244., secondo la quale la comunità internazionale ha l'obbligo di promuovere un "processo politico che porti verso lo stabilimento di un accordo politico per il Kosovo e una struttura provvisoria che provvede ad un autogoverno sostanziale del Kosovo, nel pieno rispetto di Rambouillet, dei principi della sovranità e l'integrità territoriale della Repubblica Federale di Iugoslavia - la Serbia - e degli altri paesi della regione". Per questo e altri motivi di grandissima delicatezza per la stabilità della politica internazionale, la Russia si è già detta molto scettica sulla riuscita e sulla realizzazione di tale piano per il Kosovo, e promette di non lasciare più il discorso in sospeso.

L'Europa sbarca in Kosovo, sostituendo le forze della Nato nel ruolo di coordinamento: tra giugno e luglio circa 1500 europei prenderanno ruolo in Kosovo, per preparare questa regione ad entrare in Europa e gestire così milioni di euro per l'attuazione delle direttive e delle nuove regole europee. Intanto è stato già comminato l'ordine alla Kfor di elevare il livello di sicurezza in Kosovo, e in particolare nella città di Mitrovika dopo lo scoppio di una bomba nel giardino del direttore alla sicurezza. Lo scandalo che ha coinvolto i funzionari direttivi delle ambasciate europee è dunque una chiara manovra per prendere il posto di quella casta di dirigenti che ora gestiscono gli affari e le principali decisioni di politica e finanza all'interno dei Balcani. Dunque gli Stati non sono altro che dei contractors, le Lobbies hanno così investito molto nei Balcani e per poter prendere subito piede hanno così deciso di creare corruzione, scandali sessuali, personaggi famosi, e dando un po' di soldi in giro, hanno messo su una grande giostra di potere che nessuno può fermare perché non esistono leggi in grado di capire qual è il vero crimine.
Ancora una volta, i media hanno oscurato e nascosto una notizia così importante, per l'Italia stessa che per molti anni ha curato le missioni di pace in quei territori, ha inviato i suoi soldati e i suoi mezzi, e ora deve lasciare le poltrone e la gestione dei veri affari a lobbies più illustri.
Dietro tutto questo vi è un'azione studiata e programmata a tavolino perché la Olaf è sulla carta di un comitato di indagine della Unione Europea, ma in realtà è un'entità gestita da contractors. Accanto a questo vi è un ferreo controllo delle notizie trasmesse dalle Agenzie che filtrano e dissimulano notizie, cancellano e manipolano i motori di ricerca: non si riesce più a trovare una notizia valida da parte di un'agenzia che chiaramente spieghi cosa stia accadendo. In tali condizioni l'unica soluzione è la creazione di ponti giornalistici da parte delle singole persone che riescano così a scambiarsi informazioni.

La guerra che in questi giorni stiamo affrontando è la guerra dell'assenza di informazione e del dilagare della disinformazione che sta chiudendo i canali necessari a capire cosa stia davvero accadendo. Le notizie da pubbliche sono divenute dei segreti militari, i motori di ricerca sono stati truccati in modo che la parola chiave non dia tra i risultati le news che corrispondono per rilevanza e contenuto. Potremo un giorno svegliarci e accorgerci che una guerra è scoppiata nel golfo perché è partito accidentalmente un colpo da una postazione militare, senza capire quando tutto sia iniziato. L'unica a esporsi di più in queste ore è la stampa russa che dichiara che gli Stati Uniti siano ormai pronti ad attaccare l'Iran, dato il posizionamento di un esercito dall'equipaggiamento completo e sufficiente a perpetuare un bombardamento di oltre 6 mesi. A tali provocazioni gli Stati Uniti rispondono che non esiste alcun diritto iraniano sulle acque del Mar del Golfo oltre quel confine definito territoriale, e la manovra della flotta non ha il deliberato obiettivo di provocare l'Iran. In ogni caso l'Iran si chiede se, dopo la conferma della risoluzione, sia in grado di resistere ancora altri sessanta giorni di embargo che impedisce di vendere petrolio per comprare benzina. Anche senza i bombardamenti, l'Iran rischia di morire e forse proprio su questo si basa il gioco dell'America: stremare l'avversario e spingerlo alla disperazione, con l'embargo e le minacce di un massiccio attacco missilistico.
La crisi potrebbe risolversi in pochi giorni oppure potrebbero durare ancora altri dieci anni, ma la resistenza iraniana non è infinita.