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05 marzo 2007

La rivendicazione della sovranità monetaria in Europa


Si accende in Francia il dibattito elettorale per le presidenziali, in uno scontro per la rivendicazione della sovranità monetaria degli Stati Europei che unisce così i principali schieramenti. La chiara contrapposizione di Sarkozy e Royal nei confronti della BCE e della sua politica monetaria che non risponde alle esigenze degli Stati, è la prova incontrovertibile che all’interno dell’Unione Europea si sta creando una voce politica che vuole rimettere in discussione la questione monetaria.

Mentre in Italia costituisce ancora un forte tabù, in Francia, così come in altri stati europei, si pone al centro dei dibattiti la questione del ruolo istituzionale della Banca Centrale Europea e della sottrazione da parte di Maastricht della sovranità monetaria. Nicolas Sarkozy e Ségolène Royal, sebbene siano rivali nella competizione alle presidenziali, sono assolutamente concordi nell’attaccare la BCE, che usa la politica monetaria esclusivamente per contrastare l’inflazione a scapito della crescita e del benessere dell’economia. La spinta al rialzo del tasso di interesse per ridurre la circolazione monetaria, e rendere l’euro sempre più forte nella competizione con il dollaro per attirare capitali, sta impoverendo sempre più le imprese e le famiglie, riducendo le esportazioni e la competitività dell’Europa sul mercato internazionale. A questo non è poi corrisposto una riduzione del costo dell’energia, che è la principale componente delle importazioni, perché esistono ancora i cartelli petroliferi che sostengono i prezzi nonostante che con l’euro riusciamo a comprare più barili di petrolio. Ribadiscono la necessità di diversificare la politica monetaria a seconda degli Stati e della congiuntura, che può avere effetti diversi sui singoli Paesi, e che considerare il costo del denaro e del credito come indicatore del credito è molto riduttivo, perché il costo dei beni e dei servizi cresce in maniera differente. Bisogna poi considerare che l'internazionalizzazione dei mercati rende praticamente impossibile controllare la liquidità al livello regionale: i finanziamenti possono essere fatti globalmente, perché la creazione di base monetaria in Cina può confluire come deposito in una banca americana, ciò avendo più depositi può aumentare anche i crediti.

Andamento dei tempi di rimborso dei
titoli di debito pubblico, che rischiano di protrarsi
a causa dell'aumento dei tassi di interesse


Ségolène Royal vuole una BCE "sottomessa alle decisioni politiche", in modo da riportare nella sfera delle decisioni degli Stati la politica monetaria, che è infatti uno strumento per governare l’andamento e la crescita della nostre economie. llo stesso modo Sarkozy parla di “autismo della BCE”, così isolata e sorda alle richieste dei governi, proponendo che si discuta questo problema nel Parlamento Europeo per arrivare a modificare il Trattato Europeo che, attualmente, garantisce l'indipendenza del BCE rispetto ai governi. Entrambi chiedono che sia rivisto completamente il ruolo di questa entità, e che, si arrivi a pensare dei modelli economici che siano di un’epoca post-petrolifera.
Trichet invece si difende a queste legittime richieste dicendo che le preoccupazioni dei governi sono effettivamente immotivate, in quanto la BCE sta portando avanti una politica in linea con quella della Federal Reserve, e che i cittadini europei percepiscano l’inflazione in maniera eccessiva rispetto a quella reale. La strategia di difesa della BCE sembra tuttavia molto scarna rispetto agli attacchi mirati e motivati della Francia, che vuole riaffermare il suo ruolo politico in Europa, cercando di esportare il suo modello economico per certi aspetti molto etnico.
La Francia è uno dei pochi Stati europei a rendersi conto di cosa sia la Costituzione Europea, rigettando la sua approvazione, di quanto importante sia la politica monetaria e che si avvicina sempre più il momento della recessione economica degli Stati. Le società occidentali infatti da tempo stanno sfruttando le risorse altrui avendo prosciugato le proprie, hanno alimentato la loro economia con moneta senza alcuna copertura, hanno costruito i mostri di Basilea 2 e della borsa paneuropea per nascondere la virtualizzazione del denaro, per poi delegare alla BCE del controllo assoluto sulla moneta. Il crack delle borse asiatiche ha già mostrato che il fallimento è più vicino di quel che si crede in quanto l’economia è volatile, gli investimenti possono venire meno da un momento all’altro, e se gli Stati non riprenderanno almeno il controllo della politica monetaria non potranno contrastare questa crisi mondiale.

Attualmente, in un’epoca di transizione del sistema economico che si prepara ad entrare nella virtualizzazione totale, si sta svolgendo anche una guerra monetaria. La Cina sta affermando sempre più la sua posizione nel non rivalutare lo Yuan, mentre la Russia chiude accordi sulla convertibilità del rublo per lo scambio delle risorse energetiche, e infine l’Iran lancia una moneta per la promozione del nucleare. La moneta del nucleare iraniana rappresenta qualcosa di più di una trovata pubblicitaria anti-inflazionistica, perché dichiara che il sistema monetario iraniano avrà una convertibilità e una riserva che non sarà il petrolio, ma un’energia diversa.

L’Italia invece è sempre più impegnata a discutere per le leggi elettorali, per le coppie di fatto o per trovare un accordo di stabilità tra i senatori, mentre molti si scandalizzano sulle insinuazioni conto il Vaticano e i suoi crimini commessi mediante lo IOR. Per quanto assurdo possa sembrare ma questa entità è legata molto alla questione monetaria, perché lo IOR è legato alla Banca Centrale Europea senza che esistano leggi che disciplinano questo rapporto, né uno statuto che indichi chiaramente chi controlla o possiede la Banca. Lo IOR costituisce un’istituzione di uno Stato sovrano (riconosciuto in quanto tale dai patti Lateranensi) che non ha leggi finanziarie e né segue quelle comunitarie, non facendo parte della Comunità Europea: risulta così essere al di sopra delle leggi comunitarie (si veda Interrogazione E-1914/02) . Molti sono pronti a rinnegare i dogmi o la verità storica del cattolicesimo, così come attaccano l’ingerenza politica sul governo italiano, ma nessuno si interroga sul perché una Banca Centrale di uno Stato non abbia delle leggi finanziarie e né segua quelle comunitarie, trovandosi in una dimensione che sovrasta gli Stati.