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14 marzo 2007

Nucleare contro petrolio?



Gli Stati Uniti firmano un accordo con la Libia per la costruzione di una centrale nucleare destinata alla produzione di energia elettrica, proprio mentre l’Iran viene isolato e costretto ad una penalizzante risoluzione. Allo stesso tempo Francia e Russia, dopo un lungo periodo di contrattazioni, decidono di sospendere i progetti di sostegno alla possibile creazione di centrali nucleari in Iran, venendosi così a creare una profonda distorsione negli equilibri delle forze a livello internazionale. Viene concesso così il diritto alla produzione nucleare per scopi civilistici ad uno Stato che per molto tempo era stato bandito dalla comunità internazionale a causa della sua opposizione all'occidente e del suo presunto sostegno al terrorismo; in seguito tuttavia al suo impegno nel 2004 con la AIEA a non sviluppare la bomba atomica è riuscito a stabilizzare le relazioni con gli Stati Uniti, la Francia ed il Gran Bretagna.
La Francia e la Libia dovrebbero firmare a mesi un accordo di cooperazione sul nucleare civile, dando la concessione per la cura del progetto all’Areva, che già nei primi di febbraio aveva firmato un protocollo per esplorare dell'uranio nei suoli libici, ma resta a tutti gli effetti un accordo tra i governi.
Senza ombra di dubbio questo accordo avrà un notevole impatto sulla politica energetica della Libia, che è il secondo Stato produttore africano all’interno dell’Opec e con i suoi 1,5 milioni di barili, è in grado di influire anche all’interno delle decisioni del cartello per ciò che concerne l’offerta di petrolio. Sviluppare il nucleare in Libia implica non solo uno scambio di gas e petrolio a fronte delle competenze e risorse tecnologiche e scientifiche necessarie, ma anche una modificazione nelle quote di produzione che potrebbero essere aumentate in futuro per attutire la spinta al rialzo del prezzo del petrolio. In qualche modo l’America e la Francia, cercano di strappare risorse e idrocarburi alla Libia e all’Opec per continuare a controllare il prezzo del petrolio, dando in contropartita una tecnologia che fondamentalmente è vecchia ma che può ancora fruttare ed essere vantaggiosa in paesi in via di sviluppo.

Il governo francese intende privilegiare una partnership tra GDF ed i produttori di gas algerino Sonatrach, rispetto ad una fusione con Suez, per poter metter in sicurezza l'approvvigionamento di gas della Francia ed evitare così la privatizzazione. Infatti il decreto di privatizzazione del gruppo francese, non è stato ancora firmato, per cui si continua a lavorare per rendere attuali altre ipotesi, come ad esempio l’instaurazione di un accordo di cooperazione nel nucleare civile attraverso la fornitura di EDF ed Areva, per ottenere una relazione privilegiata nella fornitura di gas per metter in sicurezza l'approvvigionamento della Francia e dei paesi europei. Un tale accordo inoltre permetterebbe di rafforzare i legami tra Parigi ed Algeri, di sostenere lo sviluppo dell'Algeria e del Magreb per "stabilizzare l'immigrazione" e di "porre il gas algerino in concorrenza col gas russo", che tuttavia è un suo partner nel tentativo di creare un cartello di gas sul modello dell'OPEC.
Esito diverso ha avuto invece la collaborazione con l’Iran che si è interrotta quasi sul nascere, dopo un primo tentativo di costruire un consorzio nucleare tra Iran-Francia-Russia, con la partecipazione di Eurodif, Total, GDF, ed Areva. Eurodif è un Consorzio che possiede una fabbrica di arricchimento, che farà da combustibile per le centrali nucleari francesi e di numerose centrali straniere. È nata come joint-venture nel 1973 tra 5 paesi: la Francia, il Belgio, l'Italia, la Spagna e la Svezia, e recentemente ha aderito anche l’Iran, che non può fruire dei benefici del consorzio perché non ha una centrale nucleare che opera in Iran.
Ancora oggi l'Iran aspetta che la Russia consegni nei termini previsti il combustibile per la centrale nucleare di Bushehr, dopo che i trasferimenti sono stati momentaneamente (???) interrotti data il mancato regolare pagamento da parte dell’Iran. Probabilmente dietro la motivazione finanziaria si nasconde un chiaro segnale della Russia che ha deciso di interrompere il progetto, o una reale situazione di forte crisi economica dell’Iran, o ancora un ricatto per ottenere in via diretta il diritto allo sfruttamento dei campi di gas.
Sarkozy propone addirittura di creare una banca mondiale del combustibile nucleare che garantirebbe ai paesi emergenti i benefici dell'energia atomica senza rischio di deviazione militare", insieme ad un vero mercato su cui scambiare petrolio contro nucleare, ripetendo la proposta di Warren Buffett dinanzi all’AEIA. Lo stesso Putin, nel gennaio scorso, aveva proposto la creazione di una rete di centri per l'arricchimento e la produzione del combustibile nucleare sotto controllo internazionale per offrire l'accesso all'energia nucleare ai paesi in sviluppo senza rischio di proliferazione delle armi atomiche.

Occorre chiedersi a questo punto perché gli Stati che hanno il potere di autorizzare la proliferazione del nucleare scelgano oggi, alle soglie di una vera guerra fredda, di concedere la produzione dell’energia nucleare per fini civilistici ai più grandi Paesi produttori di petrolio. Vi è una contraddizione nei termini, perché non si spiega come mai le potenze occidentali chiedano combustibili fossili a fronte di un’energia più moderna, e per alcuni ritenuta ecologica (come l’UE e il trattato di Kyoto). Non si spiega neanche perché facciano una differenza tra i diversi Stati provocando asimmetrie di potere e dando adito a conflitti interni.
Si potrebbe ipotizzare che l’America stia cercando di armare questi Stati, instabili politicamente e ancora al centro di gravi crisi internazionali, per creare uno stato di tensione nella regione mediorientale fino a fomentare un conflitto interno. Ad ogni modo l’obiettivo principale è creare una condizione di disiquilibrio e contrasto all’interno degli Stati produttori di petrolio, per impedire che poi questi possano mettersi d'accordo per creare l'Opec del gas, un mercato unico di scambio, o addirittura una moneta, ponendo fine a quel processo di coordinamento che si stava già realizzando. La Balcanizzazione è la chiara dimostrazione come un elemento esterno abbia alterato degli equilibri già precari, per poi scatenare una guerra civile che ha distrutto i popoli della Jugoslavia. Lo stesso potrebbe avvenire se l’AEIA continuerà a distribuire nella regione mediorientale l’energia nucleare solo ad alcuni stati, mantenendo poi i contratti e gli accordi per lo sfruttamento del petrolio.