Motore di ricerca

18 settembre 2007

Crisi di liquidità o rischio di speculazione?


Quello a cui abbiamo assistito in questi giorni sembrava il ripetersi della grande crisi del 1929 che causò il crollo delle borse mondiali e l'inizio di una delle fasi di depressione dell'economia mondiale più grave del secolo. Così dinanzi agli sportelli della Northern Rock si sono viste le prime code di risparmiatori che hanno richiesto il rimborso dei propri risparmi, appena appreso le prime notizie sul rischio che "la banca non restituiva più i soldi ai loro depositari e correntisti" a causa del diffondersi di una grave crisi di liquidità. Questo primo segnale di crisi all'interno del mercato finanziario europeo, è senz'altro una prima conseguenza della crisi immobiliare americana che comincia così a destabilizzare l'economia mondiale. Tuttavia, sebbene le Banche centrali siano subito pronte ad evitare l'espandersi del panico e il provocare l'effetto domino del contagio della crisi, siamo oggi veramente di fronte ad una crisi del "credito interbancario" e di altrettante manovre speculative volte ad approfittare tale situazione.

La Northern Rock è il quinto operatore britannico operante nel settore dei mutui, ha accresciuto i propri utili sfruttando i bassi tassi di interesse all'interno del mercato interbancario, e incentrando il suo circuito di denaro non sui depositi dei clienti, bensì sui capitali che riesce a raccogliere sul mercato tale da essere particolarmente sensibile e vulnerabile dinanzi alle crisi finanziarie che lo coinvolgono, proprio come la crisi sub-prime degli Stati Uniti. È intervenuta così la Bank of England, di concerto con la Financial Service Autority, e ha accordato alla Northern Rock una linea di credito per far fronte alla crisi di liquidità nel mercato bancario che aveva lasciato la banca senza la copertura necessaria. Tale provvedimento, come ribadito dalla stessa Bank of England, non è un prestito di emergenza in senso stretto, ma una misura volta a prevenire le conseguenze della crisi di liquidità ed evitare che si trasformi in crisi di insolvenza, qualora i rimborsi dovessero andare a vuoto lasciando a nudo la precaria situazione della Northern Rock. Questo perché, secondo le autorità monetarie inglesi, la Northern Rock, non è una banca sull'orlo del fallimento - altrimenti non vi sarebbe motivo di aprire altre linee di credito - in quanto ha già messo a disposizione come garanzia il suo asset immobiliare che vale più di 113 miliardi di sterline.

Si cerca dunque di non pregiudicare poi tutto il sistema economico e valutario che si basa proprio sulla fiducia, la trasparenza e la sicurezza nel credito : se dovessero venir meno una di queste componenti, un sistema basato sul continuo riciclo del danaro nei circuiti virtuali, a fronte di una riserva frazionaria quasi inesistente, rischia di crollare per molto meno di una coda dinanzi agli sportelli.
È da notare, dunque, che ciò che si vuole salvare non sono i risparmi e gli interessi dei piccoli investitori, ma è il mercato interbancario stesso, l'intero sistema fatto di Agenzie di rating, Banche d'affari e finanziarie il cui core business è la vendita di titoli ad alto rendimento. In questo clima di incertezza, le Banche, nel timore di avere nei propri portafogli titoli obbligazionari non sicuri, come i mutui subprime, prima di ricorrere alle iniezioni di liquidità delle banche centrali, accumulano denaro e non lo prestano alla concorrenza per paura di possibili insolvenze: la circolazione della moneta viene limitata all'interno di circuiti di banche di cui si conosce la solvibilità , e le stesse finanziarie drenano la liquidità per prudenza. Il risultato è che le linee di credito vengono chiuse prima alle banche più piccole, e poi a quelle più grandi: gli analisti infatti prevedono che la Nothern Rock diventi ora una facile preda di una banca più stabile.

Nonostante, dunque, gli inviti della Banca di Londra alla calma, la corsa agli sportelli non è stata frenata e il titolo Northern Rock è caduto sulle borse valutarie più del 35% , con un crollo della capitalizzazione borsista della banca a 1,8 miliardo di euro: da giovedì, i clienti della banca inglese hanno ritirato fin ad ora circa 3 miliardi di euro, ossia l'8% del totale dei depositi. L'annuncio della Banca dell'Inghilterra di venerdì di intervenire a sostegno della Northern Rock ha finito di compromettere la situazione con un effetto "bomba" sui mercati europei, che hanno visto in questo crollo una nuova conseguenza in Europa della crisi dei crediti immobiliari americani a rischio dei "subprime."

L'emergenza è dunque nell'aria, e la crisi immobiliare americana ha contaminato già la finanza. Il rischio di disastro economico sta minacciando gli Stati Uniti e si teme colpisca anche l'Europa: com'è giù accaduto, la caduta dei prezzi del mercato immobiliare ha provocato la dismissione di una massa di titoli tali da richiedere l'intervento della Federal Reserve, e così si è avuto il fallimento delle agenzie finanziarie specializzate, e una difficile situazione per alcune grandi banche internazionali. Nessuno vuole esporsi e assumere dei rischi, ma soprattutto le Banche non voglio concedere crediti ai piccoli Istituti di credito o a intermediari finanziari particolarmente esposti, andando così a congelare i circuiti finanziari e drenando i fondi per il l finanziamento della produzione industriali. Così, le Banche centrali hanno deciso di immettere liquidità non per salvare gli speculatori ma per permettere all'economia di girare, in quanto se non lo avessero fatto, vi sarebbe stato sicuramente il soffocamento delle attività, e l'innesco della recessione economica mondiale, proprio com'è accaduto nel 1929.

Tuttavia, tale situazione di sfiducia diffusa nei confronti del sistema economico-monetario statunitense e mondiale è terreno fertile per gli speculatori, che attendono la ripresa del dollaro per moltiplicare a dismisura i propri guadagni. Ad alimentare la speculazione sono le stesse Istituzioni monetarie che giocano da "inseder trading" per influenzare ancora di più il mercato. Una voce autorevole, fuori dal coro delle Banche Centrali che richiamano alla calma, è quella di Alan Greenspan che preannuncia in un'intervista al Financial Times "un ribasso dei prezzi dell'immobiliare negli Stati Uniti più rilevante del previsto, con un ulteriore crollo del 2 o del 3%". Greenspan, con una punta di ironia e compiacimento, non parla di bolla immobiliare ma di schiuma, e alla fine tutte le bolle della schiuma si riuniscono per formare una bolla gigantesca. Per tale motivo ha annunciato che la Fed e la Banca centrale europea (BCE) dovranno portare i loro tassi di interesse a più del 10% nei prossimi anni per bloccare le tensioni inflazionistiche. Per tale motivo, secondo Alan Greespan, si prepara una probabile recessione con il prosciugamento del mercato del credito in reazione alla crisi dei "subprime": questo perché non si tratta di un semplice incidente di percorso ma di un problema covato da tempo, a causa dei troppi errori commessi e dei troppi rischi assunti. A confermare tale previsione giungono i dati del rialzo del prezzo del petrolio, che raggiunge dei picchi di 80,50$ mentre la Goldman Sachs dichiara che per la fine dell'anno si potrebbero raggiungere gli 85 dollari a barile, sino ai 90 dollari per il primo trimestre dell'anno venturo. Se tali dati dovessero risultare esatti, si avrebbe una svalutazione del dollaro sino a 1,70€ , dando così inizio alla grande recessione del nuovo secolo.
Si potrebbe tuttavia sospettare che in questo momento così delicato si stia preparando il terreno per porre in essere gravi speculazioni ai danni dell'economie nazionali, in previsione del successivo rialzo del dollaro provocato, probabilmente, da una nuova guerra in Medioriente.
Tale ipotesi non è molto surreale, considerando che sono molte le manovre speculative poste in essere durante questo mese, come l'acquisto di titoli futures per un ammontare di circa 6,9 bilioni di euro, emessi sulla base della previsione di un crollo improvviso e drastico delle Borse entro la fine di settembre. Tali titoli viaggiano nei circuiti finanziari come delle vere e proprie mine vaganti, pronte ad esplodere da un momento all'altro per rastrellare capitali ai danni dei molteplici investitori che hanno seguito a ruota gli investimenti dei grandi fondi e degli speculatori.