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26 ottobre 2007

Eurojust : il progetto della intelligence europea


Nonostante il fallimento dei lavori sulla Costituzione Europea, con la ratifica di un trattato semplificato, il cammino delle riforme istituzionali dell'Unione Europea continuano seguendo il piano di armonizzazione degli ordinamenti giudiziari. Sebbene non sia stato definito un quadro politico o costituzionale alla base, e né verrà mai definito di questo passo, la Commissione Europea continua ad esercitare pressioni al fine di ravvicinare gli ordinamenti giuridici e giudiziari degli Stati nazionali che devono così rinunciare a parte della propria sovranità.

La Commissione europea ha ufficialmente adottato la comunicazione sul ruolo di Eurojust e della Rete giudiziaria europea nella lotta contro la criminalità organizzata e il terrorismo, che avrà come scopo quello di coordinare le informazioni dei diversi Paesi membri per costruire una intelligence centrale, a livello europeo. Per far questo la Commissione annuncia che occorre dotare Eurojust "dei poteri necessari per svolgere i suoi compiti e per intervenire in maniera più efficace nella lotta contro la criminalità organizzata trasnazionale e il terrorismo". Eurojust dovrà essere trasformata infatti in una vera e propria agenzia di investigazione sovranazionale, senza che tuttavia questa abbia alla spalle un'autorità democratica che la legittima, essendo la Commissione Europea la promotrice e la realizzatrice del programma. Infatti, sulla base di quanto precisato dalla comunicazione, " conformemente al piano di azione del programma dell'Aja, la Commissione avrebbe dovuto presentare nel 2006 una proposta di "legge europea" che si basava a sua volta sulla Costituzione" . Considerando tuttavia che il progetto della Costituzione può dirsi fallito, la Commissione ha deciso di dare comunque un primo input per la partenza dei lavori, con una comunicazione "di intenzioni" sullo sviluppo di Eurojust e della Rete di Giustizia Europea, rinviando la presentazione di una proposta nel 2008. Nel prossimo seminario di Lisbona del 29 e 30 ottobre verranno infatti discusse le modalità di sviluppo del progetto e, a seconda dei risultati, si deciderà se agire mediante la proposta legislativa oppure se superare questo ostacolo e passare direttamente alla sua realizzazione. Questo è senz'altro un dato molto grave in quanto sembra che il fallimento dei lavori sulla Costituzione abbia causato una retrocessione anche nelle procedure diplomatiche per lo sviluppo dei progetti europei. Così da un progetto costituzionale siamo passati ad trattato semplificato che dà più poteri alla Commissione Europea, e allo stesso tempo tutti i progetti con un impatto istituzionale sono partiti mediante delle comunicazioni. Ciò che si discute, infatti, non è l'opportunità o meno di fare l'Eurojust, ma solo di come farlo.


Gli obiettivi di Eurojust di incentivare e di favorire la cooperazione ed il coordinamento tra le autorità giudiziali competenti degli Stati membri, verranno raggiunti mediante i lavori di un collegio composto da rappresentanti di ciascun Stato, dislocati presso l'Aja, che presenta già una struttura e un'organizzazione sovranazionale. La Rete di Giustizia Europea (RJE) avrà invece il compito di facilitare la cooperazione giuridica stabilendo dei punti di contatto adeguati tra le autorità e di fornire le notizie tecniche e giuridiche. La rete agisce infatti tramite i suoi punti di contatto negli Stati membri, ossia procuratori generali o di funzionari che lavorano per l'unità di cooperazione giuridica in seno al ministero della Giustizia. Sulla base delle proposte presentate i membri nazionali dovrebbero vedersi attribuire delle competenze proprie per le autorità del loro Paese di origine, in modo da poter ricoprire tutte le funzioni richieste da Eurojust. I singoli funzionari dovranno avere accesso automatico a tutte le notizie necessarie contenute nelle banche dati del sistema nazionale, ai dati relativi alle inchieste anti-terrorismo, alle sentenze, all'archivio dell'impronte DNA, e agli archivi nazionali delle persone detenute. Infine occorre aumentare il coordinamento con la Rete europea nominando una persona di contatto per il RJE, che ricoprirebbe anche la funzione di corrispondente nazionale di Eurojust. Per rendere attuali tali proposte, occorrerà creare una nuova base giuridica, nonché rinforzare i poteri dei membri nazionali e del Collegio di Eurojust. I primi, su mandato della Commissione europea, potranno intraprendere procedure penali nel Paese di origine, costituire delle squadre comuni di inchiesta e parteciparvi, nonché eseguire delle specifiche inchieste, chiedendo di fornir loro tutte le notizie necessarie per portare a termine la loro missione. Per quanto riguarda i poteri del collegio, questo potrà decidere sui conflitti di competenza e su quelli in materia di applicazione, intraprendere un'inchiesta al livello europeo, in particolare su reati finanziari o che ledono interessi economici dell'Unione, nonché dare il via a delle inchieste all'interno di uno Stato membro con delle vere e proprie indagini sul territorio "nazionale" - e dunque non solo sovranazionale . I membri nazionali ed il Collegio saranno dunque dotati di poteri supplementari che daranno loro delle competenze anche a livello sovranazionale.Non è da escludere che si verrà a creare un altro Tribunale dell'Aja che con i suoi procuratori generali dislocati nei diversi Stati potrà monitorare e supervisionare il sistema giudiziario e lo sviluppo delle pratiche di indagine. È stato precisato che "il RJE è una struttura orizzontale, agile e priva di carattere ufficiale", cosa alquanto strana considerando la delicatezza del ruolo che ricopre: si tratta a tutti gli effetti di un'agenzia di intelligence che, rivestendo un ruolo non ufficiale, rischia di essere una vera e propria società di contractors o di funzionari al servizio delle lobbies.

Ancora una volta è questa la dura realtà che emerge dalle politiche e dai progetti europei, ossia l'esistenza di forme anti-democratiche per gestire dei poteri che riguardano tutta la collettività, la quale dunque non partecipa minimamente a tali importanti decisioni. Non vi è come controparte un governo, né vi è una legge o una base giudica approvata dai Parlamenti dei singoli Stati, che si ritrovano, da un giorno all'altro, un procuratore generale all'interno del proprio sistema giudiziario che promuove e porta avanti delle inchieste, oppure che giudica l'operatore dei magistrati o dei giudici. Vi è così un'invasione della sovranità senza esserci un'entità politica legittimata a fare questo: si parla ormai per luoghi comuni, si dà tutto per scontato, si accettano compromessi in contumacia e, per giunta, non si pubblicizza la notizia.
Che la politica europea e nazionale è fallita, è ormai un dato di fatto, solo che si preferisce mantenere in piedi questo scandaloso andazzo per non ammettere il fallimento di più di 50 anni di storia. Oggi Massimo d'Alema va a Belgrado e dinanzi a tutta la comunità serba viene umiliato e fischiato, dando così uno spettacolo penoso di cui, i media, si sono guardati bene dal dirlo. Questo è accaduto perché ormai non esiste più la politica estera, né la diplomazia, in quanto vi sono dei fantocci che fanno la volontà degli Stati Uniti, delle lobbies. D'Alema così ha venduto il buon nome della italianità, offendendo un popolo sovrano e subendo fischi e proteste, per proteggere gli interessi delle multinazionali : in pratica non è più un ministro, bensì un semplice agente di commercio. Ecco cosa siamo diventati, utenti e clienti, mercificati dai nostri politici che ogni giorno ci vendono al migliore offerente.