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17 ottobre 2007

Il vertice di Teheran per il petrolio del Mar Caspio


Si è tenuto a Teheran lo storico incontro tra il leader russo Vladimir Putin e il Presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, con lo scopo di dichiarare la posizione russa nella risoluzione della questione del programma nucleare iraniano. Ma l'incontro di Teheran non è stato solo questo, in quanto Putin ha partecipato anche ai lavori del secondo vertice tra gli Stati che si affacciano sul Mar Caspio, alla presenza dunque dei rappresentanti del Kazakhstan, dell'Azerbaijian e del Turkmenistan, accanto a quelli dell'Iran.

Il vertice di Teheran, che ha catturato l'attenzione di tutti i media internazionale come "storico incontro" tra un rappresentante del Cremlino e il Presidente della Repubblica islamica iraniana, è stato preannunciato e poi seguito come l'evento in cui la Russia avrebbe preso una posizione ufficiale sulla risoluzione del problema del nucleare dell'Iran. In realtà Putin si è confrontato non solo con l'annoso dilemma se concedere o meno il diritto alla proliferazione nucleare all'Iran - che ha catturato l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale da più di un anno, tra campagne di disinformazione e di propaganda del regime - ma anche con i rappresentanti degli Stati che si affacciano sul Mar Caspio,quali il Kazakhstan, l'Azerbaijan, il Turkmenistan. Al centro dei lavori della conferenza "le questioni legate alla sicurezza del Mar Caspio", presentando la proposta di creare "un´organizzazione regionale per la sicurezza e la stabilità della regione". Tale organizzazione dovrà essere la base per una cooperazione per "lo sfruttamento delle risorse energetiche del Caspio, che potrebbero essere fra le più promettenti fonti di energia per il futuro, viste le riserve di petrolio e gas naturale presenti sotto il fondo marino", come dichiarato dallo stesso Ahmadinejad. Tali intenzioni potrebbero essere presto sanciti all'interno di uno statuto giuridico del Mar Caspio, definito nella cornice di una convenzione che farà da base giuridica ad un accordo unanimemente approvato da tutti gli Stati che si affacciano sul Caspio. Fino ad allora, le acque del Caspio saranno sottomesse ai regimi di navigazione in vigore, adottato in conformità dei regimi giuridici degli Stati in questione, e in futuro, la risoluzione del problema della delimitazione del fondo marino in vista della gestione delle risorse sottomarine sarà condotta nel rispetto dei diritti sovrani e degli interessi legittimi reciproci dei differenti Stati. Riconoscendo dunque l'importanza di impegnarsi reciprocamente al mantenimento della sicurezza, della pace e della stabilità nella regione, le parti hanno ratificato anche un "patto di non belligeranza" con il quale si sottolinea che "in nessun caso gli Stati ratificanti permetteranno ad altri Stati di utilizzare i loro territori per aggredire o di condurre delle operazioni militari contro uno di essi" . Un patto questo che delega così la risoluzione di qualsiasi controversia politica all'esigenza di non indebolire la stabilità della regione e di risolvere tutti i problemi relativi allo spazio marittimo mediante tale convezione.

In tale ottica si può vedere nel vertice di Teheran qualcosa di diverso, cercando di superare le campagne di propaganda e di disinformazione alimentate dallo stesso regime iraniano e russo, che vogliono in questo modo contrapporsi agli Stati Uniti ed eleggersi ad antagonisti. In realtà non esiste alcun antagonismo se l'obiettivo per cui si diventa nemici è il petrolio, in quanto questo ha creato un sistema economico-politico in cui tutti gli Stati coinvolti sono nel bene o nel male degli alleati: litigano dinanzi alle telecamere, e poi si riuniscono insieme nei consigli di amministrazione per decidere il controllo e la spartizione delle risorse.
La Russia, in questo, è una grande manipolatrice esperta, in quanto il suo primario obiettivo è intrappolare nella sua ragnatela quante più prede possibili, quanti più clienti o utenti direttamente dipendenti dalle sue pipelines e dalle sue scorte di petrolio. Tale vertice ha offerto così a Putin la possibilità di essere promotrore e cofirmatarie innanzitutto di una convenzione per lo sfruttamento in comune delle risorse petrolifere e gassifere e per la gestione del traffico marittimo del Mar Caspio. Non dimentichiamo che stiamo parlando di una delle zone geopolitiche attualmente più importanti, essendo fonte di energia e territorio di passaggio dei più grandi gasdotti che dall'Oriente arrivano sino in Europa.
E' bene infatti sapere che il gasdotto Nabucco non può essere realizzato senza la Russia, che può fare parte del progetto in maniera diretta o anche indiretta. Infatti, se il Nabucco nasce per instradare il gas del Turkmenistan e del Kazakhstan verso l'Europa raggirando la Russia, in realtà potrebbe perdere la propria forte di approvvigionamento se la Russia riuscisse a stringere degli importanti accordi con questi due Stati, ostacolando così il percorso del Nabucco bloccandone la fonte di approvvigionamento.
Lo scorso giugno, inoltre, una delle più grande società petrolifere dell'Austria, la OMV, si è incontrata con gli alti vertici della Gazprom per firmare un memorandum di intesa per collaborare insieme alla costruzione della Central European Gas Hub at Baumgarten (CEGH) in Austria e ad un deposito di stoccaggio di gas. La stessa OMV è, alla MOL ungherese, la Trangaz rumeno e la turca BOTA, una delle società partecipanti al progetto del Nabucco e - a meno che Gaz de France o Total ad entrare come seste controparti del progetto - vi è una valida possibilità che Gazprom possa chiedere di partecipare nel progetto di Nabucco, cosa che non è stata completamente esclusa dalla OMV che è pronta invece ad accogliere il gigante russo.

L'illusione che dunque tutti si stanno creando è che è possibile continuare ad utilizzare petrolio e gas, e allo stesso tempo di ridurre la dipendenza nei confronti dello Stato che detiene il controllo delle risorse: oltre che illusione è utopia. L'Europa vuole costruire gasdotti sugli Stati e le terre che sono state di giorno in giorno lacerati dalle cdd. "rivoluzioni arancioni" , finanziate dalle lobbies bancarie sovrane all'interno dell'UE, e allo stesso tempo vuole disinformare per far credere che porterà avanti una politica che rende gli Stati energeticamente indipendenti. Forse l'Europa dovrebbe considerare che si sta già preparando un altro conflitto ispirato dalla brama di impossessarsi delle ricche riserve dell'Iraq del Nord da parte della Turchia, che desidera divenire "fornitore" oltre che mero "distributore" . La sola notizia del primo dispiegamento sui confini con l'Iraq settentrionale ha provocato un balzo nelle quotazioni del petrolio che si sono attestate intorno agli 85$ al barile. Se i guadagni delle società petrolifere aumentano sempre più, man mano che le notizie sulle guerre in Medioriente si diffondono, allora vuol dire che i grandi demiurghi stanno muovendo le fila di tutto questo spettacolo, che vede la Russia e l'Iran da una parte, e Stati Uniti, Turchia e UE dall'altra: Stati che tuttavia sono uniti gli uni agli altri dal sistema petrolifero.