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10 marzo 2008

Il grande cinema della campagna elettorale


Mentre si susseguono senza sosta le dichiarazioni di una campagna elettorale "farsa", mentre i "parolieri" confondono la menzogne con l'illusione, i politici-fantocci si scontrano rinfacciandosi il vecchio e il nuovo. Canzonieri, barzellettieri, contastorie, un susseguirsi di facce viste e non viste: tutto fa brodo per dare ad un elettorato stanco ed annoiato il grande spettacolo per spingerlo a varcare ancora una volta la soglia della cabina elettorale.

Dinanzi a noi uno scenario surreale, che ha dell'incredibile, come assurda è la propaganda messa su dai partiti per accreditarsi dinanzi ai suoi delusi elettori. È davvero strano infatti che questi partiti ormai sappiano in che modo andremmo a votare. Berlusconi parla di 10 punti di vantaggio, Veltroni dal canto suo afferma che lo sta raggiungendo, dando risultati diametralmente opposti, ma non sappiamo davvero bene in base a che cosa riescano a giungere a tali risultati. Ciò che invece dovremmo sapere è che tutta questa grande giostra viene messa in moto da società di comunicazioni e da campagne di Marketing, frutto di studi di psicologia e di impatto mediatico sulle masse.

Il dilemma più grande che oggi dobbiamo affrontare è il fatto che si è venuto a creare un forza politica di "centro", che non è altro che un guazzabuglio di personaggi di centro-sinistra e di centro-destra, che pretende invece di essere il nuovo. Berlusconi dice di essere "il nuovo", Veltroni ribatte e dice che il "partito democratico" è la vera novità, così come lo afferma Bertinotti, e Casini, e Fini. In realtà, la nota di diversità giunge proprio dalla Confindustria, che, pur dichiarando la sua neutralità, ha sguinzagliato i propri uomini da una parte e dall'altra degli schieramenti, in un continuo rimpasto di "industriali e sindacalisti", per dar vita ad una vera e propria lobby che soddisfa gli interessi di una determinata sfera di poteri. La grande imprenditoria italiana, vuole così le proprie garanzie all'interno del Governo, qualunque sia la forza politica che lo guiderà: preme verso il taglio delle tasse, per il ritorno di capitali, per lo scudo fiscale, ma anche per la deregolamentazione del mercato del lavoro. Strumentalizzano le campagne per la sicurezza sul lavoro, sul precariato, sulla disoccupazione, ma si guardano bene dal parlare della "non sostenibilità dei salari", dell'agonia delle famiglie, dell'usura dei finanziamenti al consumo.

Tutto ciò di cui sanno parlare sono il furto dei simboli, i furti di programmi, il furto di camice e di battute. Il Cavaliere per protesta prende dei fogli bianchi e strappa. Così, mentre l'atmosfera si scalda nelle piazze, nei salotti come in un cyber-video gioco, preparano il copione della sceneggiata del giorno dopo. "Se vincono loro siamo rovinati", dice Fini, ex leader del centro-destra che adesso non sa più a quale partito appartiene. Replica Veltroni che lancia le stesse identiche accuse: "Se vincono loro è la fine". Insomma, chiunque noi voteremo, saremo sempre rovinati. In quest'orgia politica, i politici sono diventati ormai solo dei piazzisti, ex venditori, portaborse, ognuno con un simbolo diverso, ognuno corre da solo, anche se non si capisce "dove vanno", anche se "da qualche parte andranno" sicuramente. Senza esclusioni di colpi, come in amore e in guerra, anche in politica non esistono più regole. La destra gioca la carta "Brambilla", mentre la sinistra "Luxuria", per tenere testa a questo grande "travestimento politico", ora che anche il "trasformismo" è divenuto demagogia. Poi c'è il partito dell'astensionismo: hanno deciso di astenersi e non vanno a votare, un po' per noia, un po' perchè hanno altro da fare e non trovano più stimolante questo gioco al massacro, altri invece, che non sono stati chiamati da nessun partito, si astengono da soli.
Non dimentichiamo infine i Meet-up, il grande movimento indipendente controllato dalla centrale di Beppe Grillo, che, tra una conferenza e l'altra, incassa le bollette delle sue performance. Loro, pare che siano una setta, non si sa da dove vengono, ma sono piombati sulla terra tra gli "umani", si incontrano in un bar e decidono di creare liste civiche. Ecco, anche loro sono "il nuovo".

In questo grande cinema, ognuno di noi ha pagato un biglietto solo da spettatore e non ha diritto di mettere tutto in discussione, perchè la nostra politica è solo finzione, e come ogni spettacolo che si rispetti, occorre pagare per assistere. Tutta la trama della nostra società ha un inizio e una fine, e le campagne elettorali sono solo i commenti durante il primo e il secondo tempo. I politici cominciano a parlare di "Illuminati", mentre altri, come il piccolo D'Alema, ormai prostituitosi ai poteri, sorridono dinanzi alle più atroci verità nel tentativo di sdoganare cospirazioni e massonerie, per trasformarle nell'ennesimo effetto speciale ingannevole. È lo stesso sorriso che abbiamo visto tante volte, dinanzi al quale siamo rimasti nel silenzio, aspettando il giorno in cui ogni segreto dovrà essere spezzato e ogni informazione riservata dovrà divenire pubblica. D'altronde, quando un Presidente come Cossiga, giunto ormai in età avanzata, rivela di volta in volta frammenti di verità, vuol dire che forse siamo davvero vicino alla fine di qualcosa. Ma, dopotutto, gli impiegati frustrati ritorneranno a pagare il mutuo, a lavorare come schiavi all'interno del turbinio del sistema, a seguire gli ordini. Finchè c'è pane per tutti, lo spettacolo durerà, ma nel momento in cui il malessere logorerà la nostra sussistenza, allora le masse metteranno a ferro e a fuoco le piazze. Probabilmente questo non potrà mai accadere, perché non permetteranno mai di oltre-passare la soglia della povertà, e preferiranno mantenere in uno stato di apatia per controllare meglio le masse.