Motore di ricerca

09 aprile 2008

Oro e Bot: un conflitto di interessi per il FMI


Il Fondo Monetario Internazionale annuncia che presto investirà una parte dell'oro che possiede in Buoni Ordinari del Tesoro, in obbligazioni societarie e forse addirittura in azioni al fine di sanare le finanze. L’Istituzione sovranazionale precisa in un comunicato che il suo consiglio di amministrazione ha proposto di vendere circa 403,3 tonnellate di oro delle 3.217 tonnellate di cui è proprietario, per circa 11 miliardi di dollari, e di creare un fondo con il 12% delle riserve dei Fondi in metallo giallo, del ricavato una somma di 6,6 miliardi di dollari saranno reinvestiti, attraverso fondi dedicati. A tutela del mercato internazionale, viene precisato che le vendite verranno effettuate in trasparenza in maniera tale da minimizzare le perturbazioni che potrebbero derivare da un’offerta massiccia di oro.
Dominique Strauss-Kahn ha sottolineato che l'oro sarebbe venduto sul mercato o alle banche centrali, in forza di un accordo esistente che autorizza la cessione di circa 500 tonnellate di oro all'anno. L’operazione andrà in porto qualora otterrà il via libera da parte del Congresso Americano, che probabilmente deciderà della realizzazione delle vendite che dovrebbero estendersi su diversi anni. Tuttavia, qualora il FMI prenda questa decisione definitivamente, in maniera tale da diversificare i suoi redditi, dovrà modificare la sua carta, e ciò necessiterà dell'autorizzazione dei parlamenti dei 185 Paesi membri. Per tale motivo, non è chiaro se la decisione sia di breve termine, o sia un cambiamento radicale mascherato da soluzione provvisoria, in maniera tale da far bypassare tale decisione solo attraverso gli Stati Uniti.

Al fine di sostenere questa sua azzardata manovra, i rappresentanti del FMI gettano sabbia negli occhi degli osservatori e affermano che l’Istituzione sarà così in grado di mettere a disposizione dei Paesi circa 300 milioni di dollari di redditi supplementari nello spazio di alcuni anni. Le stesse risorse liberate saranno poi impiegate per sanare un deficit interno dovuto al moltiplicarsi dei costi o dell’esposizione debitoria dell’Istituzione stessa. Tuttavia, come molti sanno, il FMI non è un organismo che opera senza scopo di lucro e per motivi "umanitari", essendo la macchina che tiene le fila dell’indebitamento degli Stati in difficoltà, dei Paesi in via di sviluppo e di tutti i Paesi che devono pagare lo scotto dell’appartenenza al grande circolo dei potenti.

Stranamente, anche un organismo così forte viene colpito dalla crisi finanziaria diffusa a livello internazionale che minaccia la stabilità degli Stati, come esso stesso ricorda parlando di una bolla di 945 miliardi di dollari derivanti dall'esposizione delle banche al settore dei "subprimes". Una stima che ha stupito gli stessi analisti, che hanno sottolineato come questa sia la prima volta che un'istituzione finanziaria internazionale delibera ufficialmente una stima codificata delle perdite globali delle banche ed altri stabilimenti finanziari, delineando in Wall Street l’origine del grande terremoto. Il rapporto del FMI punta il dito contro gli organismi di vigilanza che non sono riusciti a stimare "né l'ampiezza della leva finanziaria alla quale avevano ricorso le numerose istituzioni", facendosi carico un rischio eccessivo della mancanza di rigore in senso alle "istituzioni debolmente capitalizzate".

In tale contesto, giunge la notizia del cambiamento della politica di investimento e di reddito dell’Istituzione, che decide di dismettere le proprie riserve in oro - andando così nettamente contro la tendenza attuale dei mercati - per rifugiarsi in titoli di Stato o azioni. Sarebbe interessante sapere quali saranno i titoli più gettonati, se quelli degli Stati iper indebitati, come gli Stati Uniti, o quelli dei Paesi debitori nei confronti dello stesso Fondo Monetario Internazionale, come anche alcuni Paesi Europei. Potrebbe qui venirsi a creare una strana situazione di conflitto di interessi, in cui il creditore FMI diventa acquirente di titoli emessi per pagare lo stesso debito, e così diventa anche beneficiario di un circolo vizioso di debito-interessi che non ha fine. Non bisogna poi dimenticare, l’impatto che questa decisione avrà sugli investitori internazionali, che avranno come segnale il fatto che "i titoli obbligazionari" rappresentano un investimento più sicuro o redditizio dell’oro stesso. Forse è proprio questo il messaggio finale che dovrà trasparire da questa grande operazione, per indurre le banche o gli Stati a dismettere le proprie riserve d’oro, o per indurre gli investitori ad affidarsi al BOT, al collaterale, alla carta straccia del mercato azionario. Ad ogni modo, siamo dinanzi ad una grande sceneggiata di propaganda e marketing che vede da una parte la vendita dei lingotti "IFM" in nome della cancellazione del debito, e dall'altra l'acquisto di Buoni del Tesoro e di azioni in un contesto di grande incertezza e diffidenza nei confronti del mercato finanziario ormai alla deriva.