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08 aprile 2008

La israelizzazione del Kosovo


Un' analisi che traccia un probabile scenario che si prepara per il Kosovo da parte delle menti della Nato. L’Alleanza Atlantica sta pianificando un piano di incursione all’interno del Kosovo, fomentando i sentimenti latenti in Kosovo per fermare l’ulteriore aggregazione da parte delle enclavi serbe, e creare una "israelizzazione" della terra Kosovara, nel cuore dell’Unione Europea.

Scott Taylor, ex militare per l’esercito canadese e ora analista militare, dopo una lunga carriera editoriale sui Balcani analizza l'attuale situazione del Kosovo. Secondo una sua realistica previsione, l’Alleanza Atlantica sta pianificando un piano di incursione all’interno del Kosovo, mediante l’incursione di un "blic krieg" ( guerra lampo ) in Kosovo per fermare l’ulteriore aggregazione da parte delle enclavi serbe. L’azione della Nato andrebbe così a provocare in maniera artificiale delle violenze più potenti di quella a cui abbiamo assistito il 17 marzo, chiudendo le frontiere di Kosovska Mitrovica, per poi arrestare i leader dei serbi, acquisire delle posizioni militari e dare la città al potere degli Albanesi. Infatti, stando a quanto risulta dalle sue informazioni, la Nato è pronta a sfruttare la polizia della UNMIK a supporto della KFOR per arrestare i leader serbi e così provocare il popolo, perché vogliono una reazione più forte del popolo serbo, come quella a cui abbiamo assistito in seguito alla proclamazione dell’Indipendenza del Kosovo. E così, facendo ricorso alla cosiddetta "legge del maresciallo", vogliono chiudere la parte serba di Kosovska Mitrovica e disarmare i serbi, per poi metterli sotto al potere dei kosovari.

Ben sapendo che i serbi continueranno ad ostacolare ogni intromissione e reagiranno ai soprusi che subiranno, hanno intenzione di fomentare dei conflitti in maniera tale da avere una buona scusa per reagire con la forza. Taylor infatti sottolinea come non sia un caso che stiano mettendo in prima linea soldati Polacchi e Ucraini, in maniera tale da creare un sentimento anti-serbo all’interno di Paesi che ora stanno supportando la Serbia e la sua sovranità. In tale ottica, le stesse elezioni serbe che si terranno in Kosovo rappresentano un'ottima leva per creare conflitti, in quanto l’attenzione ricadrà tutta su quell’evento. Se prima delle elezioni verrà scatenata la violenza in Kosovo, allora a quel punto la questione sarà chiusa, perchè la Nato imporrà le truppe albanesi e della KFOR alle dogane, tale che nessun politico potrà vincere la guerra contro la NATO. Il confine tra Albania e Kosovo verrebbe ricostituito come frontiera della "Grande Albania", in forza di un accordo preso tra americani e albanesi che darebbe alla NATO il potere di segnare i territori. Della storia della "Grande Albania", in effetti, nessuno dei politici internazionali dice nulla, perché la storia è davvero falsa, ma quando si va ad osservare la situazione in Kosovo, si può notare che la maggior parte delle bandiere esposte sono albanesi."Ho visto che la frontiera a Sud non esiste più, è talmente aperta e la KFOR ha assunto dei ruoli come poliziotti di servizio - afferma Taylor, riportando così una vera testimonianza della sua presenza in Kosovo - A sentir parlare loro sembra una barzelletta, che controllano delle auto che passano e il loro unico compito è il fatto di dover controllare il grande traffico. Le porte sono aperte: la droga passa, come dicono, "da sola". Ho visitato anche i paesi dell’Albania e non ho trovato nessun segnale della frontiera", afferma Taylor.

Tutto è stato pianificato per concludere il tutto nel breve periodo, e per tale motivo si parla di "guerra lampo". "Entrare in ogni enclave è un processo lungo, ma eliminando Mitrovica, le enclavi sono finite, perchè si chiederanno cosa sia mai accaduto e moriranno da sole", avverte Taylor, ricordando che la mente di quella operazione è la stessa persona che ha pianificato il 17 marzo. Lo scopo di quella violenza è stato un vero e proprio test per i serbi, per fare una migliore strategia per prendere Mitrovica. Hanno attuato, in fin dei conti, un tattica già vista: viene portato a termine un piccolo attacco, vengono evidenziati e scoperti i punti di forza e di debolezza, per poi fare il proprio piano. Così, hanno provocato i serbi, hanno reagito, hanno visto quante persone possono uscire per strada, cosa sono pronti a fare, e cosa si possono aspettare. Se cade Mitrovica, cadranno ovviamente anche le enclavi serbe. La grande propaganda farà poi la sua parte, come accaduto quando è stato ucciso un solo soldato della Kfor ucraino: tutte le prime pagine dei media occidentali titolavano con la notizia della sua morte, mentre dalla parte serba i morti che non hanno avuto posto all’interno dei telegiornali. È così sicuro che anche questa volta, vi saranno "i serbi che buttano le pietre in primo piano".

Tuttavia, la situazione, in effetti non è così nera, perchè tutte le basi giuridiche stanno dalla parte della Serbia, che può dimostrare che paga ancora le pensioni ai cittadini albanesi, come parte dello Stato serbo. La Russia, dal suo canto, non permetterà mosse del genere, ed è sicuro che la NATO non riuscirà a fare nessuna operazione oltre il proprio mandato. Ora, più che altro, non si sa bene chi detiene veramente il potere all’interno del Kosovo, se sia la KFOR, la UNMIK, o la risoluzione 1244, anche perché la missione europea Eulex è, in fin dei conti, ferma su tutti i fronti. Come abbiamo già avuto modo di spiegare, la Eulex è un progetto di per sé fallimentare, in quanto è stata già limitata dall’intervento del Segretario Generale dell’ONU e del Consiglio di Sicurezza che hanno confermato ancora la risoluzione delle Nazioni Unite come unica fonte di legge in vigore. La grande sceneggiata messa in piedi dall’Europa e dai singoli capi di Governo si è rivelato un fallimento in partenza. È chiaro che non assisteremo in Kosovo ad una vera e propria guerra, ma ad una situazione di instabilità precaria, sempre sul limite di un conflitto perenne inter-etnico che porterà alla creazione di una Israele. Uno scenario di conflitti, di guerriglie, ma anche di forte propaganda mediatica, per accelerare la creazione di quello che dovrà diventare "il primo Stato della Nato", togliendolo ai serbi e negandolo agli albanesi. Quando tale piano si sarà compiuto, l’Europa e i suoi governanti, non potranno certo dire di essere estranei agli eventi, in quanto saranno i diretti responsabili della "israelizzazione" della terra Kosovara, nel cuore dell’Unione Europea.