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23 giugno 2008

Caos in Wall Street: comincia l'apocalisse


La maxi retata dell'Fbi in Wall Street, portando alla luce 144 casi di frode, hanno dimostrato che gli alti dirigenti erano a conoscenza delle truffe in atto, ma soprattutto della manipolazione dei titoli al solo scopo di dissimulare capitali e creare attività dal nulla. Tutto questo, però, non farà cambiare nulla, il sistema non subirà alcuna riforma, perché quest’ondata di giustizialismo farà cadere solo le teste da dare in pasto ai media e per ristabilire una certa fiducia sul mercato.

Dopo la maxi retata dell'Fbi in Wall Street che ha portato a 60 arresti e a 406 incriminazioni, tra cui i dirigenti della Bears Stern Matthew Tannin e Ralph Cioffi, le borse europee crollano di nuovo nel baratro finanziario. Nel tentativo di placare la sete di giustizia degli investitori americani, che hanno visto bruciare miliardi di dollari di capitalizzazione sui mercati finanziari, non si è fatto altro che pregiudicare ancora di più una situazione già instabile e precaria.
L'operazione ha portato alla luce 144 casi di frode, con perdite per 1 miliardo di dollari, con arresti tra traders, operatori finanziari, manager e banchieri. Le indagini hanno dimostrato che gli alti dirigenti erano a conoscenza delle truffe in atto, ma soprattutto della manipolazione dei titoli al solo scopo di dissimulare capitali e creare attività dal nulla. Tutto questo, però, non farà cambiare nulla, il sistema non subirà alcuna riforma, perché quest’ondata di giustizialismo farà cadere solo le teste da dare in pasto ai media e per ristabilire una certa fiducia sul mercato. Ha invece dimostrato che le grandi istituzioni finanziarie e governative non hanno assolutamente il controllo su quanto accade ai massimi livelli dirigenziali di banche e società di investimento, che sono riusciti ad immettere sul mercato fiumi di titoli e garanzie bancarie non coperte.

Le borse mondiali oggi tremano dietro ogni piccolo shock, le banche una dopo l’altra soccombono e nella migliore delle ipotesi galleggiano nel tentativo di coprire enormi falle finanziarie derivate da una scellerata gestione che dura ormai da anni da parte di operatori americani e inglesi. Di riflesso anche la Svizzera con le sue innumerevoli banche ha subito e sta subendo tuttora questa crisi, al punto tale che alcune voci di corridoio rivelano che la Ubs si trova al limite della bancarotta e vicina al fallimento totale. Stiamo parlando proprio della UBS Bank, roccaforte svizzera, che negli ultimi dieci anni hanno spacciato al mondo intero la sua filosofia basata sulla correttezza e la massima trasparenza, contribuendo invece ad alimentare un sistema che ha compromesso la stabilità dell’intero mercato creditizio, di società e così di economie piccole o grandi. Al suo lento declino hanno senz’altro contribuito molte delle inchieste volte a far luce sui rapporti che il colosso finanziario svizzero aveva con privati che depositavano collaterali senza alcun valore presso le sue securities, per poi essere utilizzate ai fini di capitalizzazioni di società ( si veda caso Petrobras ). Così come le interrogazioni circa gli intrecci e gli interessi che la stessa banca ha curato con la Podogoricka Banka, che nel periodo a cui si fa riferimento ( 1995-2001) era sottoposta a sanzioni finanziarie, e con la stessa Banca Riggs, condannata per riciclaggio di denaro illecito da un tribunale americano. La risposta che ottenemmo allora fu che le informazioni a nostra disposizione erano "rumors" e mera speculazione, a cui la Ubs Bank non dava seguito.

Alla luce di quanto accaduto in questi ultimi mesi, sarebbe ancora interessante capire se quanto affermavamo erano solo "rumors" o se avevano un terribile fondo di verità. Oggi il mercato finanziario mondiale piange e non ha il coraggio di comunicare al mondo intero che esiste un buco finanziario di oltre 700.000.000.000 di dollari, e dunque che è alla bancarotta. Il petrolio ha raggiunto valori assurdi, il petrolio è ai minimi storici, e nessuno ha il coraggio di dire che queste sono le ultime grandi speculazioni che ancora permettono di accumulare enormi somme di denaro, nonostante la crisi più profonda. In questo momento forse gli analisti saranno già alla ricerca di nuovi sistemi bancari per aggirare la crisi per ricavarne nuovi utili, e magari presto sarà in atto una nuova strategia per entrare nel cuore nel mercato per spremerlo fino all’osso. Gli organismi di sorveglianza dovrebbero già adesso prestare molta attenzione a quello che attualmente gira sulle piazze finanziarie internazionali, come valuta nord coreana offerta ad un decimo del suo valore, garanzie bancarie in leasing che vengono pagate un decimo del loro valore nominale, bond corporativi di società sull’orlo del fallimento ma sottoposte ad operazioni di restaling con il beneplacito di operatori finanziari. Non mancano gli stessi titoli Petrobras, che in relazione alla loro data di emissione, si rivelano essere non coperti da alcuna garanzia, né della società e né della Banca. La storia oggi si ripete con gli stessi metodi, le stessi armi e la stessa disinformazione, continuano ad illuderci con sciocche campagne di giustizialismo, che in fin dei conti servono gli interessi di strutture di potere più forti. "Il pesce grande mangia il pesce piccolo", e come in una grande matrioska, alcuni centri di potere finanziari stanno cavalcando l’onda per recuperare quote di mercato e consolidare sempre di più la loro posizione. Per raggiungere i loro scopi usano le Istituzioni, il Governo e persino le forze di polizia, destabilizzando il management ma lasciando intatte le carte del gioco. Abbiamo per questo mostrato documenti, prove e testimonianze, abbiamo toccato punti nevralgici per operazioni in corso da milioni di dollari, e le conseguenze non sono tardate a venire: sono giunte le prime indagini e i primi colpevoli, ma la macchina non si è arrestata. Continua a macinare denaro a vuoto, forse in attesa di vittime ancora più illustri, e non sarà sazia fin quando non le otterrà.