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09 luglio 2008

Le nuove prefiche


Quello del predicatore e del diffamatore è senza dubbio il nuovo mestiere dei nostri tempi, che vede coinvolti personaggi e individui che ormai hanno perso ogni ragione di esistere e trovano nelle guerre di propaganda una nuova posizione sociale.

Come le donne che un tempo e tutt’oggi dietro compenso piangono e urlano ai funerali di personalità illustri, le nuove "prefiche" gridano e polemizzano per amplificare le campagne propagandistiche pianificate e volute dai poteri forti. Pronti a fare demagogia, a creare fenomeni da osteria, ad andare ad Hollywood e ottenere "premi oscar" alla carriera di grande predicatori della storia. Una professione che ormai è tornata con prepotenza sia nei paesi "evoluti" dell’occidente, sia negli Stati che fanno da avamposto a quelle strutture "euro-atlantiche" che vengono imposte.

Personaggi come Marco Travaglio, Beppe Grillo, e ormai sempre di più Antonio Di Pietro sono le prefiche pagate per gridare alla corruzione del Governo, alle strategie di "pulizia" all’interno del Parlamento e dei CdA delle società. Conosciamo bene l’esito di queste campagne isteriche contro la corruzione, ma soprattutto abbiamo visto le devastazioni delle tangentopoli di massa pianificate e studiate per radere al suolo un sistema economico. Purtroppo, in un Paese come l’Italia, che ha dovuto sopravvivere con tantissime realtà, tutto sfocia in una guerra sanguinaria nonostante abbia alla sua origine culture e tradizioni diverse. Si parla di mafia, di strani intrighi sessuali, di truffe o bancarotte mirate, sembra che ci troviamo in realtà in un equilibrio di paura, dove tutti gridano, ma alla fine non succede nulla.
Si fanno manifestazioni, si grida, si fa una grande cena o un sontuoso ricevimento, così ognuno si sente felice per aver contribuito ad una causa. Questi stessi personaggi che oggi gridano contro il Governo "democratico" e la classe politica moderna, nata dopo la grande tangentopoli, alla fine sono le stesse prefiche che hanno descritto Craxi come un male assoluto, dimenticando le parole, i processi e i dibattiti di prima, per rilanciare la nuova alleanza politica.

Così si dimenano in preda ad un raptus isterico, attaccando "la casta al potere", origine e fonte di ogni male. Ma una volta che Berlusconi sarà via avranno un altro nemico, "altro giro, altra corsa", e se loro saranno i nuovi profeti, ci saranno altre prefiche che si batteranno il petto per denunciare la loro incapacità e la loro ignoranza.
Questi non sono altro che gli ultimi colpi di coda di un Paese alla "cassa integrazione" come la Fiat, che mette in ginocchio soprattutto i suoi stabilimenti del Sud di Mirafiori, Melfi, Termini Imerese e Pomigliano. Chiude i battenti, e magari "delocalizza" in un altro Paese che le garantisce detassazione e manodopera specializzata a basso costo. E così "altro giro, altra corsa", ma nessuno parla o grida, rimangono in silenzio le "cornacchie" per paura di offendere chi li paga. Magari non venderemo più macchine, e così venderemo "derivati" e strumenti finanziari, dato che omai l’Italia è divenuto uno dei mercati più fiorenti nel settore delle "truffe" e della commercializzazione di titoli non validi: i traders e i fiduciari sono l’unica manodopera specializzata che possiamo offrire.