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05 agosto 2008

Tempesta su UBS: la resa dei conti

L’inchiesta del procuratore generale di New York, Andrew Cuomo porta alla luce le pratiche illegali della UBS Bank. Già sotto inchiesta dal Senato americano per evasione fiscale, la Banca svizzera è accusata di frode, dopo aver manipolato e controllato le aste di bond altamente rischiosi ma venduti come liquidità. Ora dovrà pagare una multa di un milione di dollari ed il rimborso di somme investite dai clienti della banca per 38,4 milioni di dollari. Una goccia rispetto al mare di debiti e di danni che ha creato.

La UBS Bank è finalmente giunta alla resa dei conti, dopo che l’inchiesta del procuratore generale di New York, Andrew Cuomo porta alla luce le pratiche illegali della banca svizzera. L’accusa questa volta è di frode, perpetrata in maniera continuata e senza alcun limite anche dopo che erano giunti presso l’Istituto di Credito i primi avvertimenti sulle pratiche poco lecite poste in essere. In particolare, esamina le aste bond realizzate dalla banca svizzera con l’esplicita intenzione di ingannare gli investitori nell’acquisto delle obbligazioni, dopo aver ovviamente nascosto i rischi connessi all’operazione. La Ubs Bank è dunque accusata di aver organizzato la vendita di Auction Rate Securities (Ars) a 50 mila clienti per un ammontare stimato in 37 miliardi di dollari. L’UBS ha ora concluso un accordo con il Ministro della Giustizia dello Stato del Massachusetts, Martha Coakley che prevede una multa di un milione di dollari ed il rimborso di somme investite dai clienti della banca per 38,4 milioni di dollari.

Gli ARS, che venivano spacciati dai brokers come investimenti a breve termine, si sono tradotti ben presto in titoli senza alcun valore dopo che è scoppiata la crisi del credito e di liquidità: gli strumenti finanziari venivano così venduti sul mercato come se fossero liquidità. In particolare, gli ARS sono dei titoli di credito il cui tasso di interesse variabile è determinato periodicamente da un meccanismo di offerte. Sono utilizzati tradizionalmente soprattutto dalle amministrazioni locali delle città americane per finanziarsi, dunque rappresentano i nostri corrispondenti derivati utilizzati per la finanza pubblica. I titoli, secondo le indagini del Procuratore Cuomo, provenivano dai portafogli fallimentari dei dirigenti della banca, che hanno ben pensato di piazzarli sul mercato e presso investitori ignari, mentre il mercato crollava, incassando 21 milioni di dollari. Infatti, non appena hanno notato che i bonds Ars stavano cadendo, i manager hanno tolto i loro fondi dell’asta, mentre continuavano contemporaneamente a spingere i consumatori a partecipare alle trattative per acquisire i titoli. Il 13 febbraio la Ubs ha bloccato poi le aste, impedendo a 50 mila titolari delle obbligazioni di accedervi, offrendo però la possibilità di prendere in prestito il 100% del valore delle obbligazioni, per il periodo in cui sarebbero state riaperte le aste, ma senza proporre il rimborso del denaro. Lo scorso 16 luglio, la dirigenza UBS aveva persino annunciato la sua intenzione di ricomprare fino a 3,5 miliardi di dollari di questi obblighi dai suoi clienti negli Stati Uniti, per rispondere ai blocchi di questo mercato. Una proposta che è caduta nel vuoto non appena è partita l'inchiesta del procuratore Cuomo.

Ed è davvero umiliante vedere come i dirigenti dell’UBS continuino a minimizzare il loro crimine nel disperato tentativo di recuperare il salvabile, affermando che non c’è motivo per aprire un’inchiesta visto l’impegno "per assicurare la disponibilità di liquidi per i clienti che detengono i bond-asta". Nonostante le inutili rassicurazioni, i dirigenti UBS si sono dovuti arrendere all’evidenza, e solo stamattina David Aufhauser, responsabile del settore giuridico della banca di investimento UBS negli Stati Uniti nonché ex dirigente presso il Dipartimento del Tesoro americano, ha rassegnato le sue dimissioni. Un gesto quasi dovuto visto che Aufhauser sarebbe incluso tra i collaboratori di UBS perseguiti nello Stato di New York a causa della super-truffa. Tuttavia, questa potrebbe non essere l’unica conseguenza, perché il crollo del mercato ARS negli Stati Uniti potrebbe costare ad UBS 6 miliardi di franchi, derivanti dai titoli imputati a crediti di formazione dei quali è possibile prevedere il 40% degli ammortamenti: questi crediti rappresentano la metà del portafoglio di ARS di 25 miliardi di dollari che rientra nell’inchiesta del Procuratore Cuomo. Un crollo a cui si assiste anche sulle borse, dopo che lo scorso lunedì ha toccato livelli minimi a cui si assisteva da circa dieci anni. Infatti, UBS, sotto le pressioni della Commissione Federale delle banche (CFB) e di uno dei suoi principali azionisti, il fondo di investimento Olivant, ha dovuto procedere ad un riesame delle sue attività dopo aver già effettuato più di 37 miliardi di dollari di svalutazioni a causa della crisi mondiale del credito.

Quello di Ubs Bank tuttavia è solo la punta dell’Iceberg considerando che, secondo le indagini di Cuomo, il mercato delle Ars, si aggira intorno ai 330 miliardi di dollari. E infatti ad essere ora sotto inchiesta è anche la Citigroup Global Market, divisione di Citigroup, accusata di aver commercializzato e venduto titoli di tipo “auction-sales” presso gli investitori e di aver omesso o dato informazioni parziali nella distribuzione e nella vendita di tali prodotti finanziari. Infatti i clienti venivano ingannati spacciando i Bond come un investimento sicuro, liquido, mentre veniva ulteriormente occultato il fatto che il mercato dei bond era tenuto in piedi artificiosamente soltanto da offerte della banca stessa. Il Procuratore ha già intimato alla Citigroup di riacquistare tutti i titoli venduti al prezzo nominale, oltre a pagare i danni provocati agli investitori e un’ammenda per la cattiva condotta. Al momento, sono sotto inchiesta anche le società finanziarie tra cui Bank of America Corp, Merrill Lynch & Co Inc e Wachovia Corp. Per cui, sembra che pian piano si stia sgretolando il grande castello di truffe e imbrogli costruito dalle grandi Banche integrate, le cui strutture complesse di banca d’affari collegata alla banca commerciale, sono servite solo a portare sul mercato del dettaglio gli strumenti finanziari ideati per finanziare i più elevati circuiti della finanza bancaria. Tuttavia, con la crisi del credito e delle liquidità, vengono alla luce anche i piccoli dettagli che prima passavano inosservati agli occhi delle Istituzioni, ma che bastano per mettere finalmente in dubbio la credibilità di una Banca e un intero sistema bancario che ha sempre fatto carne da macello. In questi mesi abbiamo infatti lottato per portare all'attenzione delle autorità e dei piccoli investitori e risparmiatori le strane operazioni della UBS Bank, pubblicando collaterali e titoli oggetto di transazioni illecite. Centinaia di titoli denominati per milioni di dollari ( cosiddetti titoli Petrobras ) sono infatti confluiti sul mercato svizzero e italiano per poi essere archiviati nelle securities della UBS Bank, pronti a finanziare l'ennesima operazione di ricapitalizzazione e riciclaggio. Bene è giunto il momento di pagare per quegli errori, per quelle truffe, fino all'ultimo centesimo.