Motore di ricerca

23 settembre 2008

Scandalo rifiuti e “Sindrome di BISB” in Campania


Nel libro Ecoballe (giugno 2008, Aliberti Editore), Paolo Rabitti ricorda che “il solo trattamento delle circa ottomila tonnellate di rifiuti prodotti in un solo giorno dalla Regione costa quasi tre milioni e mezzo di euro” e che la causa dell’emergenza rifiuti in Campania “secondo giornalisti poco informati, amministratori e pseudotecnici, il disastro sarebbe individuato nella difficoltà di costruire nuove discariche e nella mancata entrata in funzione dell’inceneritore di Acerra, a causa di un’epidemia della sindrome di NIMBY (acronimo che in italiano vuol dire “non nel mio giardino”) che avrebbe colpito l’intera popolazione della Campania, peraltro incapace di differenziare i rifiuti e insensibile al problema”.
Rabitti evidenzia che tale versione delle cause del disastro non corrisponde a verità e serve a coprire il lucroso, facile e parassitario sistema attivato con i poteri speciali. Su “Il Manifesto” del 2 febbraio 2008 è stato pubblicato un mio articolo dal titolo “Scandalo rifiuti: tra i cittadini campani dilaga la sindrome di BISB” nel quale evidenziavo come “Vari autorevoli personaggi che hanno avuto un ruolo nel determinare e gestire lo scandalo rifiuti continuano a lanciare appelli ai cittadini campani invitandoli a liberarsi dalla deleteria “Sindrome di NIMBY”, nota sigla che tradotta vuol dire “Non (la discarica) nel mio giardino”, e a collaborare per uscire dalla scandalosa emergenza rifiuti accettando il piano De Gennaro”.

In realtà il piano rifiuti di De Gennaro, come poi è stato verificato, appariva un tappabuchi e non faceva altro che istituzionalizzare definitivamente lo stato di “emergenza-scandalo rifiuti” condannando l’intera Campania ad una pericolosa recessione socio-economico-ambientale. Facevo presente che i cittadini della Campania non erano e non sono affetti dalla sindrome di NIMBY bensì da una nuova sindrome che dilagava irresistibilmente: si trattava della “Sindrome di BISB” che vuol dire Basta (B) con gli Incapaci (I), le Sanguisughe (S) e i Bugiardi (B). Di fatto, la Struttura Commissariale si era rivelata una efficace sanguisuga di risorse finanziarie pubbliche provocando un dannoso e grave inquinamento ambientale nelle aree urbane (nelle quali i rifiuti giacevano per lunghi periodi e spesso venivano incendiati nelle strade) e nelle aree circostanti le discariche eseguite spesso in siti non idonei determinando inquinamento del suolo e delle acque superficiali e sotterranee (ad esempio a Lo Uttaro vicino a Caserta, a Basso dell’Olmo e poi a Macchia Soprana sul fiume Sele e sulle opere di presa di circa 250 milioni di mc di acqua per l’irrigazione della pianura da Salerno a Paestum).

Le situazioni di inquinamento ambientale, artatamente determinate, hanno diffuso a scala mondiale un’immagine regionale squallida con conseguenti danni economici per le attività turistiche ed agricole e produttive in genere. I cittadini campani sono stati sottoposti per lunghi anni a ripetute situazioni di rischio sanitario e non hanno goduto del diritto alla salute previsto dall’articolo 32 della Costituzione Italiana. Troppe volte rappresentanti di varie istituzioni hanno elargito promesse che non sono state mantenute. Tanto per fare un esempio, sono dovute intervenire personalmente alte cariche dello Stato per garantire che alcune discariche sarebbero state definitivamente chiuse (Parapoti e Difesa Grande); con De Gennaro, Commissario di Governo, in un primo tempo era stata elusa la promessa presidenziale prevedendone la riapertura (Difesa Grande sicuramente, Parapoti come riserva). Da questi e altri elementi traeva origine la nuova “Sindrome di BISB”. I cittadini richiedevano semplicemente che si chiudesse definitivamente lo scandalo rifiuti perché era evidente che i rappresentanti di varie istituzioni sovracomunali, ordinarie e straordinarie, non erano più credibili e vi era la certezza che continuare ad affidare le sorti della Campania a persone dotate di poteri sempre più speciali significava affossare definitivamente nel percolato e nei rifiuti un territorio ricco di risorse umane, storiche, archeologiche, naturali e produttive uniche al mondo e trascinare la regione verso un ulteriore degrado, aggravando pericolosamente la “Sindrome di BISB”.

Le recenti affermazioni di Bertolaso alla “Giornata del Creato” (organizzata dalla CEI a Napoli il 13 settembre c.a.) riferendosi all’articolo apparso su l’Espresso dell’11 settembre 2008 circa l’inquinamento del territorio campano che sarebbe avvenuto grazie alla collusione tra malavita e vari personaggi (funzionari, politici, imprenditori e anche cittadini che hanno garantito la copertura agli illeciti affari) e alla inerte accettazione e disattenzione della popolazione campana, lasciano alquanto perplessi. Infatti bastava leggere i dossier di Legambiente, come ad esempio quello del 1994, per verificare che accuse documentate sono state ripetutamente poste all’attenzione dei rappresentanti delle Istituzioni Pubbliche che devono tutelare l’ambiente anche dagli ecocrimini. Come dice il presidente di Legambiente Campania, è stato proprio lo Stato ad essere assente per troppi anni nelle terre di Biutiful Cauntri. Per Bertolaso (e per chi lo ha mandato) i campani, oltre ad essere sempre sporchi e cattivi, devono essere anche stupidi. Scientificamente ragionando, l’invenzione del Commissariato Straordinario, che si basa sulla imperfezione della legge della Protezione Civile, è finalizzata solo all’uso e abuso di poteri sempre più dittatoriali e alla legalizzazione dell’uso spregiudicato delle finanze pubbliche con modalità non consentite dalle leggi ordinarie per singoli periodi di alcuni mesi, reiterati senza fine; solo gli ingenui, le persone interessate e quella parte dei mass media servile e velinara possono pensare che sia una struttura creata per risolvere radicalmente il problema rifiuti della Campania. Siamo seri e non parliamo più di sindrome di NIMBY. La vera e unica sindrome da esorcizzare è quella di BISB.

Franco Ortolani
Ordinario di Geologia, Università di Napoli Federico II