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22 ottobre 2008

Gli Emirati Arabi investono sui Djukanovic


La famiglia Djukanovic continua ad essere protagonista degli oscuri affari del Montenegro. Il quotidiano di Podgorica Vjesti riporta che il Premier ha offerto alla famiglia reale Al-Nahyan di Abu Dhabi degli Emirati Arabi Uniti, di entrare nel capitale della Prva Banka. Un investimento che sarà ripagato dalla cessione della grande spiaggia di Ulcinj a favore della società di proprietà dello stesso Al-Nahyan, Hidra Properties.

La famiglia Djukanovic continua ad essere protagonista degli oscuri affari del Montenegro. Il quotidiano di Podgorica Vjesti riporta che il Premier ha offerto alla famiglia reale Al-Nahyan di Abu Dhabi degli Emirati Arabi Uniti, di entrare nel capitale della Prva Banka. Un investimento che sarà ripagato dalla cessione della grande spiaggia di Ulcinj a favore della società di proprietà dello stesso Al-Nahyan, Hidra Properties.

Mentre l’attenzione dell’intera opinione pubblica e politica era totalmente catturata dal dilemma del riconoscimento del Kosovo, la famiglia Djukanovic intavolava trattative con gli Emirati Arabi. A diffondere la notizia è il quotidiano di Podgorica Vjesti, analizzando come Djukanovic portasse avanti la sua politica doppiogiochista per puri fini economici. Infatti in Primo Ministro del Montenegro ha offerto alla famiglia reale Al-Nahyan di Abu Dhabi degli Emirati Arabi Uniti, di entrare nel capitale della Prva Banka. Secondo alcune fonti degli ambienti finanziari, in cambio di questa transazione - tra l’altro vitale per la banca, ora in crisi di liquidità - pare che il Premier abbia garantito la cessione della grande spiaggia di Ulcinj a favore della società di proprietà dello stesso Al-Nahyan, Hidra Properties. L'accordo dovrebbe dunque garantire una prima normalizzazione della situazione, oltre ad iniettare fiducia tra gli investitori in maniera tale da incentivare depositi e partnership future. Tuttavia, l'acquisizione di Prva Banka non è certo una priorità per la famiglia reale, vista la scarsa attrattività del "mercato finanziario" montenegrino, ragion per cui l’aiuto offerto al Premier sembra essere proprio un corrispettivo.

Il prezzo, d’altronde, è stato già fatto, con l’invio da parte della società Hidra Properties, di una lettera di intenti circa il proprio interesse per la località di Ulcinj, già oggetto di un’accesa controversia. Vi è al momento una sorta di contesa del territorio con la popolazione locale, che non sembra essere disposta a concedere la privatizzazione dell’insenatura, oltre al fatto che il Gruppo Reale dovrà concorrere all’interno di un tender insieme ad altri investitori, come ad esempio la multinazionale Trigranit di Budapest. L'affare spinoso è stato probabilmente già oggetto di discussione in occasione della visita in Montenegro, lo scorso fine agosto, dell'emiro Mohammed Bin Zayed Al-Nahyan, principe ereditario del trono di Abu Dhabi, per incontrare il Premier Djukanovic. Un evento che sembra sia rimasto inosservato dinanzi all’opinione pubblica montenegrina, che non è stata ovviamente informata sul motivo dell'incontro. Allo stesso modo l'emiro Khalifa bin Zayed Al-Nahyan ha soggiornato a Budva, sempre del mese di agosto, dove ha incontrato Svetozar Marovic, Vice Segretario del Partito Democratico dei Socialisti, e diverse personalità per discutere degli investimenti a Slovenska Plaza.

Gli Emirati si dichiarano oggi disponibili ad investire nella Prva Banka, aumentando la sua capitalizzazione e acquistando nuove azioni, sino al 40% della banca montenegrina, fermo restando che i fratelli Djukanovic resteranno azionisti della banca anche dopo l’ingresso degli Emirati, cosa che dovrebbe garantire agli investitori arabi la realizzazione dei propri progetti per il Montenegro. D'altra parte, ci si aspetta che l'afflusso di investimenti possa garantire il rilancio della Banca e della stessa economia montenegrina. Non vi è alcun dubbio, infatti, che la Prva Banka ha subito accusato il forte contraccolpo della crisi finanziaria, e i suoi "geniali" investimenti di alta finanza si sono rivelati semplice carta straccia, frutto di operazioni certamente poco trasparenti, legate pur sempre alle piazze finanziarie svizzere. L'attivo della banca è cresciuto in maniera impressionante in soli due anni, considerando che nel 2006 era pari a 29 milioni di euro, mentre oggi è di 546 milioni. Una crescita dovuta non solo all’immissione di nuovi capitali da parte degli azionisti, ma anche all’accesso privilegiato agli appalti pubblici e ai fondi destinati allo sviluppo del Montenegro. D’altronde, conoscendo la storia della Prva Banka si può facilmente capire i meccanismi che agiscono dall’interno.

Nasce come erede della storica cassa di risparmio Prva Niksicka Stedionica del 1901, trasformata in una banca nel 1995, con lo stato giuridico di società anonima sotto il nome di Niksicka Banka, e divenuta nel 2007 la Prva Banka Crne Gore in occasione del cambio di amministrazione. Allora, Aco Djukanovic, fratello del Premier, diventa azionista di maggioranza acquistando il 28% delle azioni della società ad un valore di 127 euro, oggi quotate a 600 euro. La Prva Banka Crne Gore pian piano viene completamente controllata dalla famiglia Djukanovic, che continua a proporre ricapitalizzazioni favorendo l’ingresso di imprenditori e investitori amici. Oltre ai componenti della famiglia Djukanovic, tra gli azionisti vi sono Anna Kolarevic, Vuk Rajkovic, Goran Rakocevic, Vesko Barovic.
Nell'agosto del 2007, Milo Dukanovic, allora Presidente del Partito socialdemocratico (DPS), entra nell’azionariato della banca acquistando il 7% delle azioni con un milione e mezzo di euro. Stando a quanto riporta il Vijesti, l'opinione pubblica fu informata che Milo Djukanovic aveva comprato le sue azioni grazie ad un credito ottenuto presso la filiale londinese Pireus Banka Grecia, concesso dietro l'ipoteca di una parte delle sue azioni. Una grande operazione di "finanza", se si considera che il Primo Ministro ha recentemente venduto il 40% delle sue azioni ( ossia il 2% dell’azionariato della banca) proprio per un milione e mezzo di euro, ossia l'importo che occorreva per rimborsare il suo credito, continuando a detenere il 5% delle azioni della Prva Banka. Dopo Milo Djukanovic, entra nell’azionariato la Moninvest di Budva, partecipata dal Vice Presidente del DPS Svetozar Marovic, pagando le sue azioni ad un valore nettamente inferiore a quello di mercato. Pochi mesi fa Marovic ha lasciato la società Moninvest, tale che la sua partecipazione non può essere formalmente collegata al suo nome.

Con il passare di pochi mesi, dunque, la maggior parte di questa ricchezza diventa solo fittizia, probabilmente perché derivante da operazioni di ricapitalizzazione non sempre trasparenti. In poco tempo, si sono manifestanti i primi problemi con la mancanza di liquidità, dopo che la maggior parte dei crediti concessi non sono rientrati. Molti imprenditori, ben conosciuti dal grande pubblico, si sono indebitati per cifre astronomiche per comprare azioni ed immobili, che con la crisi finanziaria hanno perso valore in breve termine . Secondo alcuni esperti, l’ingresso della famiglia reale di Abou Dabi nel capitale della Prva Banka, e gli stessi investimenti a Ulcinj, potrebbero permettere all'economia montenegrina di ripartire, insieme poi alla ricapitalizzazione della Elektroprivreda.
D’altronde, il Montenegro sta diventando a tutti gli effetti una colonia estera. La città di Budva è divenuta centro di interesse per i miliardi russi, così come le coste e i complessi turistici, mentre le storiche società dello Stato vengono privatizzate con trattative non sempre trasparenti. Il tutto, perfettamente in linea con i dettami dell’Unione Europea, che chiede l’eliminazione delle barriere all’ingresso per gli investitori privati e progressive privatizzazioni. In questa giostra di eventi, anche le decisioni politiche cominciano ad avere un prezzo che si può sempre negoziare. Nella folle corsa per l'ascesa politica, il caro Premier Djukanovic ha venduto proprio tutto ciò che poteva, e ora ipoteca persino cose che non gli appartengono, come il Kosovo. È facile rischiare ed essere grandi quando si gioca con la vita e il futuro di altre persone. Tuttavia la storia del capitalismo insegna che arriva sempre il tramonto sugli Stati senza passato, costruiti sulla truffa.