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12 novembre 2008

Il gioco duro dell'Italia


Mentre il mondo assiste alla grande depressione, l’Italia cerca di riconquistare il suo grande ruolo internazionale, messo in ombra per lungo tempo dal dictat anglo-americano. Anche se molti cercano di nasconderlo, è in atto un processo politico-economico che conferisce ai traffici del Mediterraneo e alla penisola italiana un’importanza strategica.

Purtroppo è davvero un duro lavoro governare il nostro Paese. Siamo invasi da tanti giullari che pubblicizzano il loro spettacolo da un blog, scrivono libri e sollevano le folle, al solo scopo di fare tanto clamore attorno a sé, minacciare la rivoluzione purchè alla fine non si faccia nulla. Invece, questi anni sono davvero molto tristi, perchè fanno rivivere i vecchi ricordi del passato, gli anni ’80 e la fine della democrazia italiana, anche perché i problemi sono rimasti sempre gli stessi senza soluzione alcuna. Ogni crisi interna confluisce sempre intorno alla questione energetica, che per anni ha obbligato politici e Governi a sottomettersi al volere di forze esterne, riversando tutto il male sulla pelle della gente. Questo i nuovi giullari lo sanno bene, ma non lo diranno mai, perché sanno solo criticare, travisare e manipolare le masse, perché da loro non si impara nulla visto che ripetono come pappagalli qualcosa detto da altri. Girovagano con i loro carrozzoni per farsi notare, per vendere un libro, per propagandare gli interessi di forze sconosciute o di un tornaconto personale. Sono solo degli "utili idioti" che non contribuiscono a creare sapere o valore aggiunto, ma solo a danneggiare quanto hanno fatto gli altri, ed in questo dimostrano quanto non tengano agli interessi della nazione ma solo ai propri.

Le rotte del Mediterraneo, dalle Repubbliche Marinare ad oggi

L’Italia, in realtà, ha un grande ruolo internazionale che deve essere riconquistato, per dare al Paese un onore che da tempo viene negato dal dictat anglo-americano. Anche se molti cercano di nasconderlo, è in atto un processo politico-economico che conferisce alla penisola italiana un’importanza strategica, per far respirare finalmente le sue imprese e la sua economia. Innanzitutto, è riuscita a conquistarsi un posto nel tavolo delle trattative accanto alla Russia, mettendo in prima fila le società più forti e la migliore intelligenza, come Finmeccanica, Enel, Eni, Pirelli e Fiat, divenute così ambasciatori italiani nella cavalcata verso i mercati emergenti. Inoltre, Roma sta cercando di ricoprire una posizione sempre più centrale nella gestione della presenza occidentale nei Balcani. Stiamo parlando di terre in cui l’Italia che non ha mai contato nulla, mentre ora cerca di rispolverare il suo passato per riconquistare territori economicamente persi. I Balcani, nonostante tutto, non sono d'accordo a prestarsi al risiko senza avere una lauta contropartita. Con soldi alla mano, si siedono ben volentieri attorno ad un tavolo per dimenticare gli errori del passato, mentre chi non ha avuto il suo, cavalca l'onda del nazionalismo; e quando gli occidentali non ne possono più di pagarli, arrestano qualche "ultranazionalista".

L'Italia e i Balcani nei programmi di coesione UE


Domani il vento soffierà dal Sud, contraddicendo tutti coloro che erano invece convinti che l’Italia cominciava dal Veneto in poi. Il vento soffierà dal Mediterraneo e questa sarà la vera svolta per gli italiani, che potranno riappropriarsi delle ricchezze latenti dei traffici marittimi, dei porti e dei corridoi transnazionali. Le ditte svedesi, finlandesi ed inglesi che occupano i porti della Sicilia dovranno lasciare il passo alle grandi società italiane e del Sud-Est europeo, perché le merci passeranno dall’Italia e non più dal Nord Europa, per risalire l’intera penisola. In tale ottica, è possibile capire il motivo della strategicità delle linee di percorrenza ad alta velocità, dei corridoi infrastrutturali che devono collegare il Sud al Nord e l’Occidente all’Oriente, cambiando del tutto il flusso dell’economia. È chiaro che, in questo contesto, i movimenti di opposizione alle grandi opere vengono in qualche modo strumentalizzati da lobbies straniere, al solo scopo di sostituire le società che dovranno controllare i traffici. Per conquistare questo oceano di consumatori, come l’Europa allargata, il prezzo del monopolio e del mercato si fa sempre più alto, e così più rischioso.

La roulette sta ruotando e tutti stanno puntando, e gli importanti accordi conclusi dall’Italia fanno andare in bestia i colonizzatori. E così in risposta all’Alleanza italo-russa, i poteri forti sono già al lavoro con i loro elaboratori, analisti, oppositori, esperti della comunicazione, economisti impegnati a diffondere la parola d'ordine del "No Moska". "No Moska" mentre la fobia assale gli utili idioti, pronti a scatenare lo scandalo e denigrare l’Italia sulle prime pagine del Times, con la solita propaganda della "mafia" e del degrado politico. La Russia, dal suo canto fa scendere in campo le forze economiche, riuscendo a raggiungere un accordo persino con il barone Rothschild, il quale, ben conoscendo i russi, si è preoccupato a coprirsi bene le spalle da ripensamenti dell’ultima ora. L’America, invece, per conquistarsi il mondo e dimostrare di essere ancora leader indiscussa sulla scena internazionale, sforna Obama, "la democrazia possibile", dopo aver bombardato circa la metà del globo.
Così, oggi siamo stati catapultati di nuovo nella distorsione della "guerra fredda", anche se in una maniera diversa, perché oggi non esistono più gli Stati, sostituiti dalle Fondazioni e dalle Commissioni. Le parole di Cossiga, sono quelle di chi vuole far intendere che c’è una guerra, che ricorda molto la strategia della tensione ma se ne distacca. Certamente non era una guerra del libero pensiero, allora c'erano i Rossi e i Neri, ma nessuno capì i giochi, e molti si prestarono a fare i fatti. Oggi, in questa partita del tutto aperta, stanno scendendo in campo delle forze oscure, quelle che sono disposte a tutto, ogni Stato le ha e l’Italia ha riacceso la "Gladio Rossa".