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26 febbraio 2009

La Russia e il nucleare iraniano


La Russia e l'Iran firmeranno un contratto per la fornitura di combustibile nucleare per almeno dieci anni. Lo annuncia il direttore generale della Holding della Federazione russa per l'energia atomica Rosatom, Sergei Kirienko, che parteciperà alla cerimonia di lancio della prima centrale nucleare iraniana. Il nucleare iraniano giunge a poca distanza dall'annuncio del Premier albanese Sali Berisha che l'Albania è pronta ad accogliere sul proprio territorio il sistema ABM degli Stati Uniti. Si riapre la partita delle zone di influenza dei due blocchi, o dietro tutto questo c'è solo pura propaganda?

La Russia e l'Iran firmeranno un contratto per la fornitura di combustibile nucleare per almeno dieci anni. Lo annuncia il direttore generale della Holding della Federazione russa per l'energia atomica Rosatom, Sergei Kirienko, che parteciperà alla cerimonia di lancio della prima centrale nucleare iraniana a Bouchehr che sta per essere completata dai tecnici russi. La costruzione della centrale nucleare di Bouchehr l'ha avviata la Germania nel 1975, la quale si è poi rifiutata di proseguire i lavori dopo la rivoluzione del 1979, l'attacco contro l'ambasciata americana a Teheran e l'introduzione di un embargo degli Stati Uniti per la fornitura di alta tecnologia per l'Iran. Nel 1995, la Russia e l'Iran firmano un contratto per un miliardo di dollari per il completamento della costruzione, di un reattore VVER-1000, di combustibile nucleare e della formazione di specialisti. La centrale è stata completata l'8 luglio del 1999, ma il collaudo del sito è stata rinviato più volte, e ora attende la visita di Kirienko per fare la prova di lancio dell'impianto, anche se i russi preferiscono parlare di una nuova fase di preparazione dopo che è stato completato il 95% dell'opera. Ad ogni modo, verrà fatto un primo test dopo di che inizierà a lavorare il reattore per la produzione di energia, che dovrebbe cominciare a fluire nella rete energetica del Paese entro la fine del 2009.
Rosatom precisa che vi sono ancora delle installazioni da fare e alcune attività da finire per portare a compimento questo progetto, aggiungendo che il reattore viene testato con l'iniezione di "combustibile fittizio", e non uranio arricchito. L'arricchimento dell'uranio è una delle poche contraddizioni trapelate attraverso la stampa, in quanto, mentre l'Iran afferma spavaldo di aver pronte circa 6.000 centrifughe che diventeranno addirittura 50.000 entro i prossimi cinque anni per alimentare una serie di altre centrali che prevede di costruire, la Russia precisa che l'Iran resterà un Paese sottoposto ad un certo controllo.

La notizia ha sicuramente scosso l'Occidente che da anni cerca di tenere sotto controllo l'Iran e le sue mire di potere megalomani, con un chiaro atteggiamento ostile che non accompagna, di solito, i programmi di "differenziazione" energetica. Allo stesso modo, la contrarietà al nucleare civile dell'Iran e la medesima concessione in favore di altri Stati, hanno creato il giusto terreno per alimentare accordi e cooperazione parallele su cui fare leva per aprire poi nuove guerre silenziose per l'accaparramento delle zone di influenza. Infatti, se la Russia concede Bouchehr agli iraniani, dopo che per anni hanno ratificato le sanzioni decise dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU di cui è membro permanente, vuol dire che lo stesso Cremlino non ha totale fiducia dell'Iran. Se da una parte gli concede un accordo "commerciale", dall'altra cerca di mantenere le distanze, o comunque di conservare le cosiddette "chiavi del reattore" da azionare nel momento in cui questo improbabile alleato possa venir meno ai patti. Da questo punto di vista, la situazione potrebbe preoccuparci ancora di più, perché se l'Iran diventa parte della zona di influenza russa, allora la regione Mediorientale potrebbe avere un valido "ago della bilancia" con cui le altre potenze dovranno confrontarsi. Per anni la Russia ha rinviato il completamento della centrale nucleare, anche sino a poche settimane fa, parlando di incompatibilità tra il materiale russo e le attrezzature fornite dalla Siemens nel 1974; eppure in pochi giorni si è spinta ad annunciare i primi test con materiale fittizio. Non è da escludere l'ipotesi che Mosca abbia acquisito un certo vantaggio all'interno della stessa Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica (AIEA) riuscendo così a sottrarre agli Stati Uniti quella leadership che gli apparteneva. Oppure, il programma nucleare e il braccio di ferro con gli americani serve per amplificare la crisi in Medioriente e spingere Obama ad accettare un compromesso. Sicuramente il nucleare iraniano giunge a poca distanza dall'annuncio del Premier albanese Sali Berisha che l'Albania è pronta ad accogliere sul proprio territorio il sistema ABM degli Stati Uniti se Washington farà un'offerta. Non conferma né esclude le indiscrezioni sulla possibilità che lo stato balcanico possa ospitare lo scudo missilistico contro Iran e Corea, mentre la Repubblica Ceca avrà un radar e la Polonia dieci missili intercettori.

Sono tutte ipotesi plausibili, ma non si confanno alla politica estera della Russia, che agisce solo quando si sente sicura di ciò che fa e conosce bene le mosse delle proprie controparti. Se Mosca ha deciso di completare questa fantomatica centrale in Iran, dopo ben 30 anni di polemiche e conflitti, evidentemente lo ha fatto per chiaro motivo: dare agli iraniani ciò che desiderano più di ogni altra cosa, ma solo in parte, guadagnare spazio in Medioriente con un gesto di composta alleanza, e nello stesso tempo raggiungere un accordo con la troika europea. Infatti è alquanto improbabile che la Russia agisca senza conoscere, almeno sommariamente, il parere delle proprie controparti europee. L'Iran, da parte sua, vuole solo materiale interessante per alimentare la propria propaganda e soddisfare le mire di grandezza di quella lobby fondamentalista che ha ancora molta influenza sul Paese. Resta pur sempre uno Stato che deve ancora sviluppare l'intera filiera energetica del petrolio e del gas, di cui è ricco, e così la stessa rete di trasporto e distribuzione, e ripone così tanta attenzione e risorse in una fonte di energia che non gli è assolutamente accessibile. È chiaro che questa non è una guerra per l'energia elettrica, ma è solo una parte di un piano molto più vasto, che comprende la definizione delle zone di influenza, le rotte energetiche dei gasdotti e anche la riconfigurazione dell'assetto della sicurezza mondiale. Se la NATO si espande sino a comprendere anche la Russia, vuol dire che il confronto dei due blocchi orientale ed occidentale non esiste. Ma vuol dire anche che in realtà vi sarà un nucleo di potenze che troveranno un accordo di non belligeranza per sopravvivere, e una costellazione di Stati cuscinetto che dovranno fornire solo un supporto energetico, logistico e strategico, per la gestione delle risorse e delle ricchezze da parte delle stesse potenze. Il Caucaso, i Balcani, il Medioriente, sono regioni che non conosceranno mai la pace, e resteranno sempre pedine, oggetto di queste manipolazioni.