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06 febbraio 2009

L'euro vicino al progetto di moneta intercontinentale


Il vertice di Davos ha mostrato all’opinione pubblica come i capi di Stato e i Governi siano ormai consapevoli dello spettro della recessione, e così della necessità di cambiamenti anche radicali nel sistema economico e finanziario. Accanto alla "bad bank", ossia il progetto per raccogliere le tossicità finanziarie, viene ventilata la "forte possibilità" che il Regno Unito, Danimarca e Svezia entrino nella zona euro. L’euro potrebbe dunque divenire un reale centro economico finanziario grazie all’adesione degli ultimi privilegiati esclusi, e l’allargamento verso l’Europa Sud Orientale.

La paura della crisi si fa sempre più sentire in Europa, al punto che potrebbe cambiare anche lo scenario del mercato della moneta unica europea. Il vertice di Davos ha mostrato all’opinione pubblica come i capi di Stato e i Governi siano ormai consapevoli dello spettro della recessione, e così della necessità di cambiamenti anche radicali nel sistema economico e finanziario. Accanto alla "bad bank", ossia il progetto per raccogliere il carrozzone delle tossicità finanziarie, viene ventilata la "forte possibilità" che il Regno Unito entri nella zona euro, dopo i bruschi crolli della sterlina e il suo storico deprezzamento. La scomparsa dei vecchi pounds non sembra piaccia molto agli inglesi che, per circa il 71 per cento di loro, credono fermamente nell’indipendenza monetaria della sterlina, ultimo baluardo del grande impero colonialista britannico. Tuttavia, le vecchie nostalgie saranno probabilmente soppiantate dalla dura legge della recessione globale dell’economia immateriale, tale che a cadere per prima sono proprio quei sistemi economici che si basano sulla speculazione finanziaria senza avere una solida base fatta di economia reale e di scambi commerciali. Ricordiamo infatti che l’Inghilterra è un’isola che dipende per l’80 per cento dalle risorse estere, in termini di importazioni di beni e risorse energetiche, mentre parte del suo PIL è costituito da investimenti diretti esteri in ogni parte del globo. Secondo alcune stime, lo scoppio della bolla immobiliare e della crisi borsistica ha sabotato l'intera produzione annuale del paese, ossia 38.700 sterline per ognuno dei 37 milioni di contribuenti, una cifra che dà bene l’idea su che cosa è costruito l’impero inglese, sulla carta straccia nei fatti.

Come il dollaro, anche la sterlina ha conosciuto l’identico percorso storico di questa crisi finanziaria, essendo stata una delle prime valute soggette a scossoni dopo lo scoppio dello scandalo sub-primes. La sterlina deve ora affrontare la peggiore recessione degli ultimi trent'anni, perdendo il 25% del suo valore rispetto al 2008, raggiungendo una parità con l'euro su cui nessuno avrebbe mai scommesso. La zona euro - per tanto tempo snobbata dai "reali" britannici - potrebbe essere un’interessante ancora di salvezza, al fine di nascondere quanto c’è di ancor peggiore tra gli scheletri delle tesorerie delle banche inglesi. Questo lo sanno bene soprattutto gli Alti funzionari, che stanno già discutendo su come intraprendere tale decisione dinanzi all’opinione pubblica, convinta che l’Inghilterra resterà sempre quell’isola felice del grande capitalismo che fu. Da questo punto di vista, si tratta solo di un problema di comunicazione e di marketing, come ogni grande scelta politica che bisogna prendere. A premere verso l’ingresso nella zona euro è anche la Danimarca, che ufficiosamente sta preparando il prossimo referendum sull'adesione all'euro, considerando che la maggioranza relativa dei cittadini si è detta favorevole. La Danimarca potrebbe essere seguita a ruota dalla Svezia, un’altra prediletta dell’economia europea, per molti patria del "socialismo perfetto", per altri solo patria dell’IKEA.

Ad ogni modo, l’euro potrebbe divenire un reale centro economico finanziario grazie all’adesione degli ultimi privilegiati esclusi, e l’allargamento verso l’Europa Sud Orientale. Bruxelles sta già preparando le pratiche amministrative per costruire "la centrale di supervisione europea dei mercati", che sarà concentrata probabilmente nelle mani della Banca Centrale Europea, nella quale confluiranno dati e informazioni provenienti da uno dei continenti più ricchi al mondo. Sembrerebbe, dunque, che sia un processo inarrestabile avendo alle sue spalle un’economia che solo in parte è stata decimata dalla crisi finanziaria, e basa il suo punto di forza proprio sull’unione delle risorse. Non condivide tale opinione George Soros, secondo il quale la moneta rischia addirittura di scomparire, e potrebbe salvarsi solo se l'Unione Europea adotterà un piano globale per costruire la sua "bad bank" e dunque ritirare gli assets tossici dalle attività finanziarie e bancarie. "L'euro potrebbe non sopravvivere alla crisi - afferma Soros - esistono gravi problemi a livello internazionale. I piani di stimolo congiunturale non sono sufficienti". Secondo Soros è necessario raggiungere un accordo globale su come dividere il carico derivante dal capitale perduto, in maniera che sia distribuito tra tutti. Ovviamente sono chiare le pressioni del famoso speculatore al fine di creare in Europa, come sarà per l’America, la famosa Bad Bank per ripulire ( e finanziare ) le attività delle banche che hanno perso valore e che inquinano la credibilità del mercato stesso. Non dimentichiamo inoltre che Soros sta attualmente speculando e scommettendo contro la sterlina, in maniera non molto diversa da come fece già con la lira negli anni ’90, spingendo l’Italia sull’orlo del fallimento. Ai fini della nostra analisi, le parole di Soros sono poco importanti, tuttavia danno un’idea dei meccanismi messi in atto per concludere degli ottimi affari sulla scia della propaganda della crisi. Da una parte vi sono ancora speculazioni, dall’altra vi sono progetti reali volti a cambiare la struttura dell’economia, sempre più accentrata intorno a dei poteri forti che hanno costruito sistemi di controllo delle informazioni e delle transazioni sulla base di processi elettronici e cibernetici, proprio come la Banca Centrale Europea.