Motore di ricerca

05 marzo 2009

Gli Stati Uniti alla ricerca di un accordo storico?


Il Presidente Barack Obama ha inviato al suo omologo russo Dmitri Medvedev una lettera in cui viene accennata la possibilità per gli Stati Uniti di abbandonare l'istallazione dello scudo anti-missilistico ABM in Europa "in cambio" di un aiuto per risolvere la questione nucleare iraniana. Mosca non ha ancora risposto alla proposta del Presidente Obama, ma il presidente russo aveva già parlato del suo prossimo incontro con Barack Obama al prossimo G20 di Londra per discutere delle stesse tematiche.

Che gli Stati Uniti siano alla ricerca di un accordo con la Russia vi sono ormai pochi dubbi, e ciò non solo a causa dell'avanzare della crisi economica, ma anche del cambiamento degli assetti delle zone di influenze. Volendo stigmatizzare la situazione attuale, possiamo affermare che la cosiddetta "crisi globale" c'entra ben poco nella decisione degli Stati Uniti di avvicinarsi alla Russia con toni meno ostili: per alcuni può essere la nuova politica rivelatrice di Obama, per altri può essere la semplice constatazione che la Guerra Fredda è finita negli anni '90 e all'indomani della guerra al terrorismo "globallizzato". Un accordo con la Russia si è reso necessario da tempo, come constatato già da Vladimir Putin e George Bush, ma occorrevano le giuste condizioni per rinegoziare i trattati e porre le nuove basi della sicurezza internazionale. Il "giallo" del "new deal" degli Stati Uniti nei confronti di Mosca sembra essere scoppiato con la lettera che il Presidente Barack Obama ha inviato al suo omologo russo Dmitri Medvedev, nella quale - secondo il New York Times prima, e il Kommersant dopo - è stata accennata la possibilità per gli Stati Uniti di abbandonare l'istallazione dello scudo anti-missilistico ABM in Europa "in cambio" di un aiuto per risolvere la questione nucleare iraniana.

Tralasciando la polemica poi sollevata sulla veridicità o meno della lettera destinata a Medvedev, nonostante sia comunque un dettaglio da non trascurare, la proposta di intavolare un dialogo sia sul programma nucleare iraniano che sulla questione ABM con la Russia viene confermata anche dal Segretario della Difesa Robert Gates . "E 'evidente che se vi è un modo per convincere l'Iran a sospendere il loro programma nucleare, è quello di farlo insieme", ha detto in una conferenza stampa a fianco il suo omologo francese Hervé Morin, auspicando così una "partnership globale" con la Russia nel campo della sicurezza nucleare e missilistico di difesa, affermando che i missili testati dall'Iran sono una minaccia sia per l'Europa orientale sia per la Russia. Lo stesso Gates aveva dichiarato, quasi senza esitazione, in un'intervista a metà febbraio, per il quotidiano polacco Rzeczpospolita che il futuro del sistema di difesa missilistico per i missili Patriot in Polonia dipendeva direttamente dalla posizione di Mosca nei confronti dell'Iran. Se la Russia accetta il punto di vista americano, e farà pressioni su Teheran ad abbandonare lo sviluppo del suo programma nucleare, il dispiegamento di missili di difesa e, quindi, dei missili Patriot in Polonia non sarà più necessario.

Mosca non ha ancora risposto alla proposta del Presidente Obama, considerando che il presidente russo aveva già parlato del suo prossimo incontro con Barack Obama al prossimo G20 di Londra per discutere delle stesse tematiche. Tuttavia, nonostante le schermaglie, si può ipotizzare che un accordo tra Washington e Russia sia cominciato già tempo fa, aspettando ora la sua consacrazione anche all'interno delle Organizzazioni Internazionali. Il Cremlino, in questi anni, ha consolidato la sua posizione internazionale, vincendo guerre diplomatiche e silenziose in maniera molto graduale, prima tra tutte quella del gas, guadagnando così il rispetto (o il timore) dell'Unione Europea , poi quella economica riscattando la propria credibilità presso le istituzioni finanziarie internazionali, ed infine quella corpo-a-corpo con il conflitto caucasico contro la Georgia, in occasione della quale ha ottenuto anche il riconoscimento della legittimità dell'intervento militare da parte dei Paesi Europei. Queste tre condizioni le hanno permesso di rivestire un ruolo di una certa autorità presso Stati come Germania, Italia e Spagna, presso parte del mondo arabo e dell'America Latina, gestendo le proprie trattative sempre con contratti e accordi di cooperazione economica alla mano. Così mentre l'America si dissanguava in Iraq e Afghanistan, in una guerra contro il terrorismo già fallita, la Russia ha prestato attenzione alla sua crescita economica, per riconquistare anche una posizione diplomatica autorevole, per sedersi ad un tavolo di trattative alla pari.

Il primo passo indietro è stato fatto sull'istallazione del nuovo sistema di difesa missilistico (ABM) nel territorio della Polonia, con 10 missili intercettori e di una grande stazione radar nella Repubblica Ceca prima del 2013. Questi progetti non sono stati propriamente abbandonati ma "sottoposti a revisione" in termini di efficacia e di necessità, soprattutto per le spese che richiedono. Al termine della sua riunione del 25 febbraio con il Segretario di Stato Hillary Clinton, Radoslaw Sikorski ha chiesto esplicitamente che, indipendentemente dalla presenza o l'assenza di nuovi missili intercettori in Polonia, venisse comunque distribuita una batteria di missili anti-Patriot in Polonia, insistendo che venissero installati in Polonia prima che fossero trasferiti in Germania "per rotazione". Varsavia non sembra disposta a rinunciare ai 20 milioni di euro derivanti dai diritti per ospitare sul suolo polacco il terzo settore di posizionamento per la difesa missilistica degli Stati Uniti e per l'ammodernamento del esercito polacco. D'altro canto c'è l'ipotesi dell'Albania, che ha già espresso la sua disponibilità, e potrebbe essere una valida alternativa che consenta anche di raggiungere un compromesso con la Russia per la riduzione delle armi strategiche offensive dell' 80%, vale a dire ridurre il numero di testate nucleari strategiche per 1.000 pezzi.

È ovvio che la Russia ha poche motivazioni a ridurre le sue armi, in quanto convenire sulla richiesta degli americani creerebbe uno squilibrio delle forze nucleari, per dare automaticamente una superiorità agli Stati Uniti che, di questi tempi, è un grande onere da gestire. Per quanto riguarda l'Iran, poi, Mosca non si è mostrata poco indifferente alle possibilità di cooperazione sul nucleare iraniano, senza tuttavia mostrare alcun atteggiamento di liberalità totale. Ha però completato la costruzione della prima tranche della centrale nucleare di Bouchehr - tra l'altro contestualmente alla prima crisi dell'ABM in Polonia - e si appresta ora a concludere i relativi contratti, al fine di proseguire la cooperazione in questo campo. La risposta della Russia alla proposta di Medvedev è stata proprio la visita a Teheran del ministro dell'Energia russo Sergei Chmatko, per incotrare il capo della Organizzazione dell'energia atomica iraniana Gholamreza Aghazadeh, confermando così l'impegno nella cooperazione nel nucleare civile. L'attivazione della centrale di Bouchehr è stato tra i temi discussi durante i colloqui, mentre Mosca ha garantito di consegnare un reattore VVER-1000, di fornire combustibile nucleare e formare degli specialisti. Allo stesso tempo, Russia e Iran hanno confermato le grandi potenzialità per la cooperazione nel settore petro-gassifero, e la realizzazione di grandi progetti infrastrutturali per lo sfruttamento delle grandi risorse energetiche dell'Iran.

La Russia non vuole negoziare né sull'Iran e né sulle armi, e dunque c'è da chiedersi cosa intende proporre come merce "di scambio" dinanzi al compromesso avanzato dagli Stati Uniti. È probabile che Mosca chiederà un maggior potere decisionale all'interno degli organismi internazionali, con la riconfigurazione dell'Alleanza Atlantica e degli Accordi di Bretton Woods, cercando così di escludere dai progetti di ampliamento di tali strutture Stati che non sono nella propria zona di influenza e rappresentano una "spina nel fianco" per i progetti russi, quali l'Ucraina e la Georgia. Non è da escludere che sarà negoziato anche la stabilizzazione definitiva dei Balcani, dove ci si aspetta la risoluzione delle crisi rimaste ancora irrisolte e complicano notevolmente i progetti di investimento verso la porta d'Oriente che si affaccia sul Mar Adriatico. Infatti, occorre dare alla Bosnia una riforma costituzionale che rispetti gli Accordi di Dayton e le nuove esigenze di integrazione euro-atlantica; allo stesso tempo occorre restituire alla Serbia il ruolo centrale per gli appartiene per l'economia della regione; alla Croazia occorre dare una soluzione di mediazione con la Slovenia, ma anche un reale processo sui reati commessi in passato. Inoltre l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia sta aspettando ancora un nome, mentre il Kosovo aspetta un'identità. Ad ogni modo si tratta di "crisi sintetiche" che possono facilmente trovare una soluzione, e che probabilmente la avranno non appena russi e americani si siederanno allo stesso tavolo di trattative.

Un ulteriore aspetto da considerare è il ruolo della mediazione tra questi grandi colossi, che probabilmente spetterà all'Italia, piccola ma grande alleata della Russia. Come affermato dal Ministro degli Esteri Franco Frattini "è necessario creare un gruppo di contatto con la Russia", "un foro permanente dove prevalga lo spirito favorevole alla collaborazione" ."L’Italia è considerata il miglior amico della Russia nell’Ue", afferma Frattini in un'intervista per il quotidiano Libero, osservando inoltre che l’Italia è un anello di congiunzione tra Occidente e Russia, e il primo passo lo ha fatto proprio con la restituzione della Chiesa ortodossa di San Nicola di Bari al Patriarcato di Mosca, un forte gesto politico del Vaticano stesso. La conciliazione reale tra Russia e Occidente doveva, infatti, passare per forza attraverso la restituzione di quella Chiesa, come previsto e spiegato dalla intelligence economica della Etleboro ONG, la prima organizzazione che ha parlato del "servizio segreto ortodosso" e dei piani di riavvicinamento della Russia all'Europa (si veda Il potere ortodosso avanza e Barack lancia la guerra cybernetica ), passando attraverso una fitta tela di rapporti diplomatici e di accordi economici. Quanto preannunciato sta dunque accadendo, e le successive prove di questa riconfigurazione dell'assetto della sicurezza internazionale, si materializzeranno con l'effettivo riequilibrio dei poteri.