Motore di ricerca

20 aprile 2009

Le crisi dell'est per la tratta degli schiavi


Il Presidente romeno Traian Basescu rilancia la sfida diplomatica e annuncia l'assegnazione della cittadinanza romena, e dunque europea, per un milione di cittadini moldovi. Da parte sua, l'Unione Europea non ha commentato tale decisione. Un silenzio che vale come "assenso", o comunque come volontà a non voler entrare nel merito della questione "moldova", onde non mostrare a viso aperto la sua posizione su quanto stia accadendo.

All'indomani della rivolta di Chisinau e gli evidenti contrasti tra Moldova e Romania, il Presidente romeno Traian Basescu rilancia la sfida diplomatica e annuncia l'assegnazione della cittadinanza romena per un milione di cittadini moldovi. Una quantità che da sola copre quasi un quarto della popolazione totale moldova, e apre nuovi scenari di ampliamento europeo che elude, nei fatti, ogni processo di integrazione. La cittadinanza romena, e dunque europea, verrà concessa, con procedure snelle e velocizzate, prevedendo sino ad un massimo di cinque mesi per la concessione di un passaporto romeno a tutti i moldavi che hanno avuto un parente, fino al terzo grado, con cittadinanza romena. Da parte sua, l'Unione Europea non ha commentato tale decisione , ma si limita ad affermare che invierà delle missioni che accertino le violazione dei diritti umani contestati da Bucarest in seguito alle misure delle autorità moldove per sedare gli atti vandalici dei manifestanti a Chisinau.

Il silenzio di Bruxelles vale come "assenso", o comunque come volontà a non voler entrare nel merito della questione "moldova", onde non mostrare a viso aperto la sua posizione su quanto stia accadendo. L'Unione Europea, al momento, si è già pronunciata a favore dell'integrità della Moldavia ( si veda Risoluzione del Parlamento europeo sulla Moldova P6_TA(2006)0455 ) condannando il tentativo della Transnistria di ottenere l'indipendenza. Al contrario, la Federazione russa si è mostrata più aperta all'indipendenza di Chisinau, aprendo così una breccia a proprio favore tra l'Ucraina e la Romania. Tuttavia, in questi ultimi mesi, Mosca ha guidato i negoziati per la risoluzione del conflitto transnistriano, mostrando la sua correttezza verso l'impegno al mantenimento della pace. La troika diplomatica non sembra essere approdata a grandi risultati, tale che le parti restano arroccate sulle loro posizioni: mentre Chisinau offre la fine del conflitto, la smilitarizzazione e il ripristino dell' integrità territoriale della Moldavia entro i confini del 1990 con uno status speciale giuridico per la Transnistria, Tiraspol vuole un riconoscimento della loro indipendenza. Ovviamente, sia l'Unione Europea che la Russia, non possono schierarsi apertamente su tale questione, visti i contrasti esistenti - ed ancora irrisolti - sull'indipendenza unilaterale del Kosovo.

Vista la grande instabilità della regione, i disordini di Chisinau erano prevedibili, dietro i quali non è certo che vi sia solo la Romania, in quanto vi può essere anche l'Europa o la Russia. Secondo il quotidiano russo Kommersant, il potere politico di Chisinau potrebbe propendere di più per l'Europa, in quanto la "scelta europea" gli offre una migliore possibilità di preservare l'integrità dello Stato, rispetto a Mosca nel ruolo di intermediario. Inoltre Chisinau è cosciente del fatto che solo Bruxelles possiede le leve di pressione politiche e finanziarie su Bucarest. Il piano a lungo termine sarebbe quello di divenire un membro dell'area economica e giuridica dell'Europa utilizzando una via di comunicazione diretta, senza l'aiuto della Romania. Un piano, però, che rischia di rimanere solo un'idea, vista la mossa di Basescu di dare ai Moldavi la possibilità di entrare in Europa senza passare per Chisinau. Così la situazione si fa sempre più tesa, in quanto i grandi stanno sempre più zitti e lasciano parlare i vassalli, perché non hanno avuto il coraggio di ammettere di aver dato loro l'ok alla Romania. La Comunità Europea conferma dunque la sua natura di organismo politico al soldo degli interessi privati o delle forze diplomatiche che agiscono nelle retrovie.

È chiaro che la distribuzione di un milione di passaporti romeni creerà nuova manodopera da immettere sul mercato europeo, e colmare quelle falle create dal crollo del capitalismo. Ciò in considerazione del fatto che i romeni si sono già offerti sul mercato polacco per lavorare a basso costo nelle aziende polacche, facendo così anche loro il grande business delle tratte degli schiavi. Un domani, occorrerà poi decidere se i criminali saranno moldavi o romeni , e se i lavoratori saranno moldavi o romeni. Anche manovrare le crisi nell'Est rappresenta un crimine occulto volto ad ottenere dei benefici a favore della ricca Europa occidentale, così come fomentare queste crisi o non intervenire affatto, e la stessa propaganda della "integrazione europea" promessa e ancora non attuata. Conosciamo i Paesi dell'Europa dell'Est, tra cui i Balcani, solo per i crimini di guerra, per i processi de L'Aja o le stragi, senza mai capire davvero le implicazioni del dramma delle migrazioni, dell'isolamento dal resto del continente, della trappola della criminalità organizzata finanziata anche da strutture occidentali. Gli stessi burocrati europei dovrebbero vivere una sola settimana in questi Paesi per capire i disastri di una rivoluzione o di una guerra civile voluta per portare la democrazia. La Romania è ormai in recessione ed è sull'orlo della crisi economica e sociale, mentre la Moldavia è il Paese più povero del continente europeo. L'Europa, per questi Paesi, non è quel che credevano. Se i politici hanno cominciato a farneticare e promettere milioni di passaporti ad un esercito di disperati, è perché davvero non esiste un'alternativa, e di tutti i protocolli siglati è rimasto un semplice pugno di parole.