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06 aprile 2009

Le spie balcaniche dalle “facce pulite”


James Lion, analista americano per i Balcani, prevede una possibile guerra nel caso di una indipendenza della Republika Srpska dalla BiH, con gravissime conseguenze non solo per la Bosnia Erzegovina, ma anche per Croazia, Kosovo, Macedonia e Serbia. Egli ritiene che quest'anno sarà il più pericoloso per la sicurezza dell'Europa, e che questa guerra potrà essere fermata solo dall'America. Continua, dunque, lo scontro silenzioso tra Unione Europea e Stati Uniti d'America nel tentativo di consolidare la propria posizione all'interno dei Balcani come zona di influenza. Uno scontro che vuole essere solo in parte appianato dal Ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, il quale ha presentato a Praga un piano in otto punti per il "road map" dell'integrazione euro-atlantica dei Balcani Occidentali. ( Foto: Richard Holbrooke).

Abbiamo visto molti politici e diplomatici internazionali fare carriera attraverso le funzioni svolte nei Balcani, ma nessuno di loro è mai riuscito a sciogliere il nodo balcanico. Molti invece non hanno avuto nessuna promozione , ma allora perché i Balcani restano una meta che ai rappresentanti istituzionali piace così tanto? È quanto potrebbe chiedersi James Lion (nella foto), personaggio che vive già da 15 anni nei Balcani, e in particolare in Serbia, un paese che ha criticato in ogni suo aspetto, eppure ha sposato una donna serba e continua a viverci. Nel 2006 ha deciso di chiudere l'ufficio del Gruppo di crisi, dopodiché ha deciso di sposarsi nel 2007 e rimanere a Belgrado, un dettaglio della sua vita privata che non dovrebbe influenzare il suo ruolo come “esperto per i Balcani”. Da allora, il suo nome continua a rimanere sulla lista dei pagamenti internazionali per i rapporti sulla Serbia che invia dal suo appartamento privato. Sempre ricco di risorse e di informazioni raccolte su serbi, kosovari, musulmani - anche perché prima che arrivasse in Serbia è stato a Sarajevo - dopo oltre 15 anni di permanenza, è diventato una "biblioteca balcanica", un'ottima fonte per la Comunità Internazionale. James Lion, grande provocatore dei Balcani, dopo un lungo silenzio - forse perché ha capito quanto sia bello vivere in maniera tranquilla nei Balcani con sua moglie - si è risvegliato ed ha cominciato la sua politica diffamatoria.

La “cellula addormentata” ha ricominciato ad essere operativa e a provocare altre crisi balcaniche. Così, come affermato già in passato da prestigiosi quotidiani come il New York Times e l'Herald Tribune, i quali avevano annunciato un'imminente guerra nei Balcani, James Lion prevede uno scenario simile nel caso di una indipendenza della Republika Srpska dalla BiH. Le sue argomentazioni, che si basano, come da lui precisato, su fonti accreditate provenienti dalle intelligence americane, prevedono una possibile guerra nei Balcani con gravissime conseguenze non solo per la Bosnia Erzegovina, ma anche per Croazia, Kosovo, Macedonia e Serbia, durante la quale la RS verrà “distrutta” e cancellata. Egli ritiene che quest'anno sarà il più pericoloso per la sicurezza dell'Europa, e che questa guerra potrà essere fermata solo dall'America. Sembrano queste le parole dell'ex Alto Rappresentante Paddy Ashdown, che parla di un unico rappresentante per i Balcani, come quello ricoperto allora dall'inviato dell'amministrazione Clinton Holbrooke. Ma i tempi sono cambiati, e le vecchie "volpi" del passato non potranno mai capire i Balcani di oggi. Il ruolo che aveva Lion nei Balcani nella guerra e nella crisi ( divenendo così la propria vita) è ormai scomparso, e per motivi personali e frustrazioni di carriera non potrà mai accettare di essere un emarginato e che nessuno lo ascolterà più.
Ciò che ci incuriosisce, è sapere come è possibile che la Serbia ospita chi lavora contro lo Stato? Tanto è vero che Lion è stato espulso da Belgrado nel 2004, quando la polizia serba non ha voluto rinnovare il permesso di soggiorno. Subito dopo, ha così aperto il suo “affare privato” contro l'ex premier Zoran Zivkovic, il quale ha considerato "opportuno" accordargli un nuovo permesso di soggiorno.

I Balcani, considerati il ponte tra l'est e l'ovest, hanno il loro punto più debole nella BiH, essere il “luogo in cui Russia e Occidente stanno misurando le proprie forze”, come afferma lo stesso Lion. Con riferimento alla Bosnia di un anno fa, questi ha dichiarato che, nonostante vi fosse una situazione difficile, non si sarebbe verificata una nuova guerra, perché la Comunità Internazionale è troppo coinvolta e sicuramente non lascerà che tutto vada all'aria così facilmente. Le sue dichiarazioni sono ben diverse e totalmente in contraddizione, anche se resta interessante sapere chi trae un vantaggio dalla loro esistenza. Se gli Stati Uniti basano la loro politica estera sulle analisi e la rappresentanza di queste persone, allora devono preoccuparsi più per se stessi che per la pace nei Balcani. Ma Lion non si ferma a dei semplici consigli, e afferma che “esistono vari modi in cui i politici della RS potranno uscire da queste difficoltà con “la faccia pulita”, ma non vogliono fare questo passo oggi. Forse servirà ancora un po' di tempo affinchè questo accada”, continua Lion nel dare consigli. “Le facce” pulite di Lion non sono certo la sua maggiore preoccupazione, perché sa bene cosa le ha rovinate con la sua sporca politica balcanica, che non possono più essere cancellate.

Boza Spasic, esperto per la sicurezza in Serbia, conferma così che le dichiarazioni di Lion non sono serie. "Le sue previsioni si sono rivelate raramente vere. Lui abitava a Belgrado, e quattro o cinque anni fa mi disse che dopo poco sarebbe scoppiata la guerra nel Sangiaccato, ma ancora non è accaduto nulla, così io non ci credo a quello che dice su di una nuova guerra balcanica - afferma Spasic, continuando - le analisi di questo personaggio sono cominciate ad uscire quando si parlava di nuovo Alto Rappresentante della BiH. La RS voleva che si chiudesse l'ufficio dell'OHR, mentre è già stato scelto un nuovo rappresentante, e lui è diventato silenzioso”. Spasic non è l'unico a parlare in questi termini, anche Miroslav Lazanski e Dzevad Galijasevic, non credono ai rapporti di Lion. “Ma alle sue parole non crede nessuno. È un manipolatore che guadagna sul sangue, le lacrime e le tragedie dei popoli balcanici. Lui ha accusato la Serbia di aver venduto a Saddam Hussein le tecnologie della bomba atomica in un periodo in cui la Serbia non era capace di produrre nemmeno la ‘fiat 500’. Lion è un vecchio agente della CIA che non nasconde nemmeno il suo ruolo - afferma Lazanski - una volta ho parlato con lui e mi ha detto che lavorava per la CIA, ma conosciamo la vecchia legge ‘una volta nella CIA, sempre nella CIA’ ”. Ciò premesso, chissà chi potrà, dunque, credere alle dichiarazioni di Lion. I popoli balcanici, che hanno subito per anni simili giochi manipolatori, oggi non pensano certo alla guerra; alla guerra pensano coloro che da essa guadagnano, e vivono in un mondo apocalittico. Dello stesso parere anche il Premier della Republika Srpska, Milorad Dodik: “Devo dire che tre, quattro mesi fa, quel signore mi ha accusato e mi ha chiesto informazioni sulle concessioni per la costruzione di alcune centrali idroelettriche. Quando ha visto le procedure e i documenti da presentare, subito dopo ha cominciato a parlare contro la BiH in Europa”.

I dollari che brillano negli occhi di certi personaggi, non li ostacola certo nel dire tutte le falsità inventate nei loro laboratori di morte. Le disinformazioni contro i Paesi balcanici sono tante, così come le false verità, le statistiche, i rapporti “degli esperti” , i gruppi di opinione, oppure i gruppi di crisi, dove il loro unico compito è proprio ampliare i conflitti esistenti tra i popoli. E così, come una sfida per finire qualcosa che nessuno è riuscito a portare a termine e conquistare così le lodi e gli allori, gli “spioni balcanici” fanno della loro missione una "lotta della vita", per dimostrare di aver ricevuto il migliore addestramento presso la propria intelligence. Anni di lavoro, corsi di lingue, incontri nei bar e fonti segrete, non sono bastate però a capire i Balcani. Una cosa che non capiranno mai è che appena si scoprono dieci cose, ne usciranno altre cento che neanche ci si aspettava; questo perché gli stessi popoli balcanici molte volte non capiscono se stessi, e a maggior ragione non possono essere compresi da un americano. Tuttavia, fino a quando la CIA continuerà a finanziare gli “affari privati” a scapito delle vere questioni importanti, la Serbia non avrà successo e rimarrà sempre agli occhi del mondo, come luogo di massacri, genocidi, odi e scontri tra le etnie.

A tali manipolazioni, occorre aggiungere lo scontro silenzioso tra Unione Europea e Stati Uniti d'America nel tentativo di consolidare la propria posizione all'interno dei Balcani come zona di influenza. Uno scontro che vuole essere solo in parte appianato dal Ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, il quale ha presentato a Praga un piano in otto punti per il "road map" dell'integrazione euro-atlantica dei Balcani Occidentali. Un percorso ben scadenzato che promuove l'integrazione della Bosnia, oltre che un rafforzamento dei poteri dell'Alto Rappresentante della BiH e una loro trasformazione nel doppio ruolo di rappresentante della Commissione e del Consiglio Europeo entro giugno 2009, e offre all'Italia una posizione più efficace ed operativa. Vengono in esso specificati attentamente i termini per l'entrata in vigore del regime di liberalizzazione dei visti - onde evitare un mancato rispetto degli stessi - entro la fine del 2009 o l'inizio del 2010. Priorità avranno invece la Serbia, nei confronti della quale occorrerà sbloccare l'entrata in vigore del Trattato di Associazione e Stabilizzazione entro giugno oltre alla garanzia della piena cooperazione con il Tribunale dell'Aja, e la Repubblica di Macedonia, con lo sblocco della questione del nome. L'Italia propone l'elaborazione di un rapporto tecnico entro maggio per l' adesione del Montenegro nell'UE, mentre la Croazia potrà diventare membro entro il 2010. Il settimo punto riguarda il Kosovo, e in esso viene ribadito il principio della solidarietà, al fine di evitare il pericolo di iniziative unilaterali. Infine l'Italia chiede, nell'ottavo punto, un Vertice Ue-Balcani entro la prima metà del 2010. Sembrerebbe, dunque, che l'isterismo della "spia Balcanica" sia un vero e proprio grido dell'America per assumere il controllo della situazione dei Balcani, al posto della EU.
Anche se questa non rappresenta la vera linea politica di Barack Obama, è quello che stanno mettendo in pratica i burocrati ereditati dall'amministrazione Clinton, dinanzi all'esitazione dell'Unione Europea, alla quale piace fare sempre molte promesse, ma non mantenerle.