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19 maggio 2009

La nuova americanizzazione dei Balcani


La visita del Vice Presidente americano Joe Biden nei Balcani è un forte segnale di Washington a favore dell'americanizzazione dei Balcani, dopo dieci anni di abbandono dalla politica di George W. Bush. Oggi, la stessa politica della nuova amministrazione, dopo 10 anni, sembra essere meno progressiva ma solo nelle parole. La Serbia e il Kosovo sembrano essere i punti più critici dell'intervento di Biden, insieme alla Bosnia Erzegovina.

L'attesa visita del Vice Presidente americano Joe Biden nei Balcani, noto in questa regione come uno dei fautori della politica dell'Amministrazione americana tra le più rigide mai fatte nei confronti della Serbia, conferma ancora una volta la forte presa di posizione dell`America nell'Europa Sud Orientale. I primi segnali che l'America ha deciso di inviare sono a favore della nuova americanizzazione dei Balcani dopo dieci anni di abbandono dalla politica di George W. Bush, si sono avuti già i primi giorni dopo l'investitura del nuovo Presidente americano Barak Obama e con la nomina del nuovo Segretario di Stato Hillary Clinton, che ovviamente ha una “buona” memoria quando si tratta di Balcani. Proprio suo marito, con lo stesso Biden, è stata creata la politica dei “bombardamenti umanitari” che hanno ferito e massacrato migliaia di civili. Negli anni '90, Biden era ben ricordato per le sue dichiarazioni che sono talmente razziste, come “i serbi sono illetterati, degenerati, stupratori, infanticidi, macellai e aggressori”, e al Presidente Milosevic stesso disse: “Sei un disgraziato criminale di guerra, e come tale dovrai essere processato”.

Oggi, la stessa politica della nuova amministrazione, dopo 10 anni, sembra essere meno progressiva ma solo nelle parole. I toni di Biden sembrano essere cambiati, considerando che con la politica “delle botte e risposte” non ha ottenuto nulla; ora è gentile anche nei confronti del Vice Sindaco di Belgrado in visita a Chicago, al Global forum delle città, Radmila Hrustanovic, a cui dice di “amare Belgrado e per tale motivo sta preparando un viaggio” in Serbia. D'altra parte, perché mai non dovrebbe amarla, considerando che semmai dovrebbe essere Belgrado e lo stesso popolo serbo ad avere delle riserve nei confronti dell'America dopo tutto quello che è successo. Si mostra come un ‘vero amico della Serbia’, uno che ha offerto normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Washington, ma anche uno che non dimenticherà il fatto che il Kosovo è uno "Stato indipendente". Proprio per questo si specula che non vorrà incontrare il Ministro degli Esteri Vuk Jeremic, acerrimo sostenitore del Kosovo serbo a livello diplomatico e giuridico, colui che “dà un'immagine di sé di vero nazionalista, rigido e che potrà essere un ostacolo della vicinanza tra la Serbia e la diplomazia americana". "Per ora non vedo come Jeremic possa essere un ostacolo per la Serbia e in questo caso Biden ne esce come il “poliziotto cattivo”. Tutto questo ha l'aria di un gioco - dichiara l'analista politico Obrad Kesic, continuando - la visita di Biden è collegata alle questioni interne dello State Departement e anche alla sua personale promozione. Si aspettava di avere due ruoli all'interno dell'amministrazione di Obama, quello di comunicare tra la Casa Bianca e il Congresso, prendendo il posto del capo dello staff di Obama Ram Emanuel, e quello della politica estera, ma anche qui già vi sono molti che vogliono ricoprire lo stesso ruolo”.

Le autorità serbe, dunque, si preparano ad accogliere il leader americano con solenni cerimonie, grande calore ed ospitalità, mentre sono state preparate tutte le misure per la massima sicurezza. Quando l'Air Force 2 entrerà nello spazio aereo serbo sarà scortato con gli aerei MIG dell'esercito serbo, mentre a Belgrado sono già giunti 150 agenti civili e militari esperti per la sicurezza, oltre al corpo che costituisce la sua personale guardia del corpo. Tutto assomiglia alla sceneggiata dall'anno scorso, quando Zagabria ha visto l'intervento di più di 65000 unità per garantire l'incolumità del Presidente George W Bush. Sono accorsi a Belgrado anche i corpi antiterroristici della Francia, RAID, insieme con i militari speciali serbi Kobra, che hanno tenuto per l'occasione un'esercitazione congiunta alla presenza del Ministro della Difesa serbo Dragan Sutanovac e l'ambasciatore francese in Serbia, Jean François Teral.

Ad ogni modo, la Serbia si conferma essere la terra di confine in cui il potere tra Europa e America si scontra, in quanto gli Stati Uniti non lasceranno mai che i Balcani diventino una "zona di influenza europea". Un conflitto che dimostra anche le gravi contraddizioni interne all'Unione Europea, pagando così la sua politica non unita, ambigua e sottoposta all'America. Gli errori che l'UE ha fatto in passato con la sua politica estera è che in realtà non è mai esistito un vero confronto con l'America o la Russia, e questa tendenza non potrà essere cambiata in così breve termine. I dilemmi in cui è avvolta l'Europa non hanno dato spazio ad altre questioni ancora aperte, confermate anche nel corso degli ultimi vertici della NATO e dello stesso Congresso americano, ma anche dei gruppi di potere che hanno creato l'idea dell'UE, ed ora loro stessi la vogliono distruggere: unire e disunire, e poi di nuovo unire creando confusione ed incertezza, applicando anche altrove quella che è sempre stata la politica internazionale per i Balcani. Ora per la regione balcanica si sta pianificando una federazione dei popoli della religione ortodossa, nella quale verrebbe incorporata anche l'Albania, anche se è definito Paese islamico accanto alla Bosnia. Un processo di compattazione che è stato iniziato dagli Stati Uniti con “la benedizione” del Vaticano, chiedendo come condizione che il 70% degli albanesi venga convertito al cattolicesimo. Per togliere, inoltre, la paura della Serbia e l'idea dell'egemonia serba, è stato stabilito che venga creata una federazione di 5 regioni autonome all'interno di territorio serbo, per poi divenire 5 stati indipendenti. Si tratta della zona di Morava, Vojvodina, Sumadija, Uzice e Raska.

Tra i motivi della visita di Biden nei Balcani, vi è anche la necessità di fare arretrare la zona di influenza della Russia. Non a caso Serbia e Russia hanno ratificato proprio in questi giorni lo storico accordo sul gasdotto italo-russo, nonché l'apertura delle sedi di Gazprombank , che sarà la seconda banca russa nell'economia serba. L'accordo tra Serbia e Russia sul South Stream sicuramente ostacola i piani per l'indipendenza della Vojvodina, la quale sarà una regione strategica per la rete del gas che passa attraverso il territorio serbo. La questione energetica sembra stare molto a cuore di Biden, considerando il rischio che la Raffineria di Pancevo venga venduta agli iraniani: un'eventualità che Washington cercherà di escludere del tutto, non tollerando la presenza fisica dell'Iran nello spettro dei territori europei, a maggior ragione nel settore energetico dove le compagnie iraniane dovrebbero esportare e vendere il petrolio in Europa. In quest'ottica, lo stesso progetto di Gazprom dovrà essere ostacolato in quanto renderebbe la regione sempre meno dipendente dai Paesi Occidentali, per favorire la realizzazione dei gasdotti pan-europei, come il Nabucco, che potrebbero attraversare il Kosovo del Nord e l'Albania, oltre che la Vojvodina indipendente.

La nuova americanizzazione dei Balcani non si ferma qui, perché resta da finire il lavoro rimasto in sospeso in Bosnia Erzegovina, dove il capolavoro sarà completato con la cancellazione dell'Atto di Dayton e la centralizzazione dello Stato della BiH, dove la popolazione musulmana prenderà tutto il potere. La visita di Biden in BiH può essere dunque vista come un avviso degli Stati Uniti ad apportare i veri cambiamenti all'Atto costitutivo della Bosnia e un cambiamento finale all'Atto di Dayton. Questo quanto confermato anche dal leader del Partito SDS della Republika Srpska , Mladen Bosic, secondo cui "la risoluzione del Congresso americano e la visita del Vice Presidente Americano sicuramente sarà un' iniziativa per intraprendere le prime trattative". "Per noi non è accettabile lavorare sotto ogni tipo di pressione e per l'SDS - spiega Bosic - la riforma dell'Atto costitutivo sarà possibile solo sulla base di un consenso, sopratutto nella RS, e poi anche da parte delle altre controparti della Bosnia, ma senza pressioni esterne. La questione dell'Atto costitutivo è una questione interna ad uno Stato e nessun altro, neanche gli USA, hanno diritto ad influenzarlo. La BIH è uno stato frammentato e, come dicono loro, uno Stato che non ha successo".
L'Alto Rappresentante di BIH, Valentin Inzko, da parte sua ha sottolineato, inoltre, che si deve cambiare l'attitudine politica sull'Atto di Dayton. “La comunità internazionale dà questo messaggio proprio con la visita del Vice Presidente Biden e l'Alto Rappresentante UE, Javier Solana” . Quanto riportato con queste due dichiarazioni, non è altro che lo specchio dello scontro delle posizioni EU-USA contro la Russia. L'Europa, un'altra volta, ha abbassato la testa davanti all'America, credendo che fingendo l'elemosina, potrà avere ancora una briciola per sé stessa.