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31 dicembre 2012

Firmato Accordo energetico Italia-Serbia: salvo questioni in sospeso con la Bosnia

Belgrado - L'Assemblea Parlamentare della Serbia, ha adottato questo sabato 29 dicembre  la legge di ratifica dell'Accordo di cooperazione nel settore dell'energia tra la Serbia e l'Italia, lasciando sostanzialmente inalterato il testo come presentato in occasione della scorsa sessione del 29 novembre. Viene però confermato, al punto 1 della legge, che i termini previsti vengano applicati anche al progetto “Srednja Drina” (Drina media), sotto condizione che tutte le "questioni in sospeso in BiH" che si riferiscono al progetto vengano risolte. Allo stesso modo, viene confermato il consenso all'Allegato 1 che contiene l'elenco dei progetti comuni, da realizzazione in cooperazione con la Republika Srpska, coinvolta nel protocollo come parte terza. Nonostante, quindi, sia stata mantenuta la promessa di Belgrado di ratificare l'accordo con il Governo italiano, resta l'incognita sul significato da attribuire al concetto di "questioni in sospeso in Bosnia che si riferiscono al progetto" Srednja Drina. Su tale punto, alle domande dell'Osservatorio Italiano, le autorità della Serbia, come anche quelle della Republika Srpska e della Bosnia, si sono sottratte dal dare ogni spiegazione o fornire un qualche chiarimento, essendo al momento "la questione più scottante" di tutta l'architettura della cooperazione energetica con l'Italia.

Come affermato in precedenza dall'Osservatorio Italiano, la "questione in sospeso" citata nella legge, può essere ricondotta al problema della definizione dell'autorità competente a fornire la concessione per lo sfruttamento delle acque del fiume che, nel tratto della Srednja Drina, è un confine naturale. Infatti, anche qualora la RS si impegni a sostenere il progetto Srednja Drina inserendolo nella sua giurisdizione, ogni legge relativa ad un progetto che si trova su una frontiera può essere impugnata come incostituzionale. Infatti, l'Atto Costitutivo della Bosnia non è chiaro su questo punto, affidando la gestione delle frontiere alle autorità statali e la competenza sull'energia alle entità. Tuttavia, non è possibile apportare una modifica o un'integrazione alla carta costituzionale, in quanto si potrebbe smuovere malori e dissensi interni talmente gravi, da far implodere lo Stato stesso: di questo ne sono consapevoli sia gli Stati Uniti che la Commissione Europea. Non dimentichiamo che nel corso del vertice di Butmir del 2010, in cui i leader bosniaci avrebbero dovuto firmare una nuova Costituzionale, l'ambasciatore americano è svenuto nel pieno della riunione.

L'Italia deve quindi prestare molta attenzione alle promesse del Governo della RS, in quanto ogni accordo raggiunto con le autorità della Bosnia per l'attribuzione della concessione e la vendita dell'energia all'Italia a tariffe incentivante, potrebbe essere messo in discussione da entità terze o dalla stessa Comunità Europea. Ricordiamo infatti che l'attuale Ministro dell'Energia Zorana Mihajlovic - nelle vesti di deputato dell'opposizione nel 2010 - criticava  l'accordo energetico con l'Italia e la Seci-Energia perché "una società troppo piccola rispetto alla EPS", mentre adesso sostiene e ratifica il protocollo. Anche l'ex ambasciatore serbo in Italia Sanda Raskovic - ora deputato all'opposizione con il DSS - ha definito 'neo-colonialista' un accordo che invece prima accoglieva con "grande spirito di amicizia". Degli esempi, questi, che fanno capire come sia facile cambiare idea nei Balcani, dove non esistono "fratellanze" talmente solide da superare problemi economici e finanziari. 

Il nodo della Srpska continuerà quindi ad essere il principale ostacolo alla realizzazione del progetto energetico tra Italia e Serbia, e sarà proprio in Bosnia che si concentreranno i maggiori interessi, come anche gli scontri più forti, che potrebbero compromettere la credibilità dell'azione di diplomazia economica del Governo italiano. Infatti, il Ministro Terzi sembra si sia subito attivato a cambiare l'ambasciatore, facendo così una scelta "politica" e non "tecnica". Con questa mossa, il Consiglio dei Ministri di Monti si conferma essere un governo di 'Alta Finanza' e non del "made in Italy" delle piccole e medie imprese.  L'Osservatorio Italiano, nonostante sia stato a lungo sottovalutato, ha dimostrato con i fatti che quanto affermato si è puntualmente verificato. Quindi, a coloro che sostengono che questa redazione sia "anti-italiana" e contro i progetti italiani, rispondiamo che ha sempre provato con argomentazioni e concretezza che vi è stata superficialità nella gestione di questi investimenti. Infatti, non si va all'estero con "metodologie di giornalai" perché inglesi, tedeschi, francesi e russi sono lì al varco ad aspettare i nostri errori. 
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Legge di ratifica dell'Accordo energetico tra Italia e Serbia 
Download legge - versione latinico
Download legge -  versione cirillico

Legge di ratifica

La legge fa riferimento all'accordo firmato il 13 novembre del 2009 dal Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani e il Ministro dell'Instrastruttura e dell'Energia della Serbia Milutin Mrkonjić. Quest'ultimo prevede le condizioni per stilare i certificati verdi, nonché il consenso da parte dello Stato serbo per la costruzione degli strumenti necessari al fine di produrre un megawatt di energia utilizzando la forza dell'acqua, previa approvazione da parte del Ministero competente dopo 30 giorni dalla richiesta. Il consenso si avrà qualora verranno rispettate le condizioni nella realizzazione degli impianti sfruttando in maniera razionale ed efficace il potenziale idroelettrico e le risorse finanziarie a disposizione. Questo sarà valido per tre anni dal momento dell'accettazione e potrà essere prolungato per altri 12 mesi, secondo il volere del Ministero dell'Energia.  Le nuove soluzioni dovranno prevenire i fallimenti, ha spiegato il Ministro Zorana Mihajlovic, la quale ha affermato che, in precedenza, non potevano impedire agli investitori di dare il consenso a qualcun altro, ne obbligarli a finire il progetto entro il tempo stabilito. L'accordo tra il Governo della Serbia e quello dell'Italia, comporterà la costruzione di dieci centrali idroelettriche sul fiume Ibar, vicino Raska e Kraljevo, con una potenza istallata di 117 megawatt e tre sulla Drina, a Bajina Basta e Zvornik, con una potenza istallata di 235 megawatt.