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25 luglio 2014

Osservatorio Italiano intervista Amedeo Matacena. La Giustizia all'italiana

"Il mio caso farà giurisprudenza. Quando nulla sarà più possibile per veder riconoscere legalmente la mia innocenza, sarò pronto a rientrare". Questo quanto affermato  nell'intervista rilasciata all'Osservatorio Italiano dall'ex parlamentare Amedeo Matacena, il quale si trova attualmente a Dubai, in attesa di un riscontro al ricorso presentato alla sentenza della Cassazione, per poi ricorrere eventualmente alla Corte Europea di Strasburgo. Il caso Matacena getta così ulteriori ombre sugli abusi della magistratura, estremamente politicizzata ed oltre i limiti posti dallo stato di diritto. Tali distorsioni vanno ad indebolire ancora di più l'economia italiana, che diviene maggiormente vulnerabile alle pressioni delle lobbies straniere. Dopo la sentenza di assoluzione dell'ex Premier Berlusconi, ci si pone molte domande sulle metodologie di indagine della Procura, e sull'eccessiva strumentalizzazione dei media, che hanno fatto del 'gossip' uno strumento di pressione e di diffamazione gratuita. Molti sono ormai i casi di criminalizzazione dell'imprenditoria italiana per il  cosiddetto "concorso esterno in associazione mafiosa", che hanno consegnato poi a gruppi di interesse stranieri interi patrimoni, ormai svalutati. Bisogna, a questo punto, definire con maggiore puntualità che cos'è la "mafia", perché anche i cartelli di lobbying e le società di consulenza agiscono con "metodologie di stampo mafioso", ricorrendo a ricatti, violenze ed attentati. In questa congiuntura economica storica, anche la criminalità ha cambiato il suo volto, e mentre la magistratura insegue inchieste '"da gossip",  l'Italia è sempre più esposta agli attacchi economici esterni. 

"E' nostro dovere batterci e difendere il diritto alla legalità, ma nessuno creda di avere l'esclusiva della legalità e della moralità".

Secondo lei, esiste il ragionevole dubbio che l’indagine che la riguarda possa essere stata condizionata da appetiti verso le sue attività imprenditoriali?
Certamente è possibile che, avendo provato nel passato la società di famiglia ad esercitare una leale concorrenza sullo stretto di Messina, alcuni interessi di parte abbiano condizionato l'indagine. Bisogna aggiungere a ciò che la società di famiglia sta conducendo in questo momento un’azione risarcitoria nei confronti dello Stato italiano per circa  190 milioni di euro. Non riesco ad immaginare le conseguenze se l’azione risarcitoria dovesse essere riconosciuta dal Consiglio di Stato ora o dalla Corte Europea, alla quale si può ricorrere dopo in caso di soccombenza. Credo di non esagerare nel dire che ci sia molta attenzione nei miei confronti.

Da dove deriva tale ingente somma di risarcimento?
L’azione risarcitoria deriva dalla mancata autorizzazione da parte dell’Autorità Marittima Italiana, di attivare la linea di collegamento navale tra le due sponde dello stretto di Messina,  alla società di famiglia, che era in concorrenza con le Ferrovie dello Stato (Bluvia e un altro operatore privato). Si chiedeva di rompere un monopolio, nel rispetto della legge italiana e della relativa direttiva europea, per la quale nessuna azienda può operare in regime di monopolio o utilizzare in esclusiva le banchine dei porti italiani e comunitari.

Si è parlato molto degli investimenti energetici nei Balcani, di grandi affari ma pochi andati a buon fine, su cui l’Osservatorio Italiano ha più volte sollevato dubbi. Qual è il suo parere circa la fattibilità di questi progetti?
Non ho mai provato a fare un investimento nei Balcani, di nessun tipo e genere. Mi è stato proposto un investimento in Albania nel settore idroelettrico, sul quale ho ricevuto un business plan, che ritenevo potenzialmente valido. Tuttavia, la mia attuale posizione mi impedisce qualsiasi tipo d’impegno imprenditoriale.

Come vede da Dubai l’evoluzione della politica italiana, rispetto a quella degli altri paesi europei?
Vedo un Paese che sta provando a fare ogni sforzo con intelligenza per ammodernarsi ed uscire dalla crisi globale presente in forme e modi diversi, anche a Dubai. Infine, mi sembra che siano sotto gli occhi di tutti gli ultimi dati economici sulla Germania, che sta cominciando ad accusare la crisi.

A suo parere, l’economia italiana è esposta maggiormente a pressioni di lobbies economiche esterne oppure alle distorsioni innescate dal sistema giudiziario?
Ad ambedue.

Le recenti vicende giudiziarie dello scenario italiano vedono aumentare sempre più la strumentalizzazione dei media da parte della magistratura. Un circuito vizioso, che l’Osservatorio Italiano ha definito “Mafia del Gossip”, in cui i media pilotati da interessi privati, vengono utilizzati dai magistrati per inquinare i processi, estorcere prove e incutere pressioni psicologiche. Considerando anche la sua personale vicenda, Lei crede che l’assoluzione di Berlusconi abbia dato i primi segnali del fallimento di questo sistema?
Se non fosse una domanda sarebbe la mia risposta. Il caso Berlusconi è in assoluto inquietante, perchè la differenza di valutazione tra il primo ed il secondo grado di giudizio è incredibile, è intervenuta una decisione diametralmente opposta.

Può delineare con maggiore precisione le responsabilità dei media, e quindi evidenziare quali sono stati i punti su cui i media hanno fatto maggiore disinformazione, danneggiandola? Cosa hanno deliberatamente omesso, e su cosa hanno intenzionalmente mentito?
Hanno deliberatamente omesso che rappresento l’unico caso giudiziario nella storia italiana alla quale vengono arrestate contemporaneamente madre e moglie, nonostante la mia persona sia sempre stata assolutamente identificabile e collocabile a Dubai. Sono libero di circolare, di frequentare luoghi pubblici, con l’unica restrizione dell'obbligo di firma una volta a settimana, per confermare la mia presenza localmente. Infatti, esiste una sentenza delle sezioni unite della Cassazione penale (n. 21035/03 del 26/3/2003, Caridi, Cassazione penale 2003, 2549 s.), che evidenzia che da quando sono stato arrestato a Dubai, non sono più formalmente latitante. 
Inoltre, non è stato evidenziato - in particolare - che quanto supposto dalla Procura, commesso da mia madre e mia moglie, si configurerebbe solo come "favoreggiamento". Tuttava, avendo le mani legate, perchè entrambe non imputabili di tale reato, per colpirmi, hanno “aggirato l’ostacolo” inventando quelli di ipotetica "interposizione fittizia" e di "tentato favoreggiamento" nell'evitare lo sconto della pena. Reati questi che, di fatto, si configurano sempre e solo in eventuale forma di favoreggiamento. L’arresto simultaneo, con la scusa di favorire la mia “latitanza e fuga a Beirut”, si è dimostrato totalmente fallimentare, in quanto Beirut ha estradato ma Dubai no. Personalmente non mi è mai passato per la testa di andare in Libano. Pertanto mia madre e mia moglie sono ambedue in carcere, senza motivi reali. Nessun media ha voluto approfondire questo barbarico aspetto dell’arresto preventivo. Sfido i media a dimostrare un altro caso (mafia, terrorismo, criminalità) in cui sono state arrestate madre e moglie contemporaneamente!

Può spiegarci perché ha sentito il desiderio di scappare?
In primo grado sono stato assolto perchè il fatto non sussiste. In secondo grado sono stato assolto perchè il fatto non sussiste. Viste le due assoluzioni, non ho presenziato alla Cassazione perchè mi sentivo tranquillo, in base a ciò che mi evidenziavano i miei legali Alfredo Biondi e Franco Coppi.  Ero fuori per motivi legati all’acquisto di un immobile alle Seychelles. Per cui non ho mai sentito il desiderio di scappare, ma quello di non tornare, ritenendomi vittima di una situazione di cui alla vostra domanda e mia risposta precedente. Pertanto, sto provando a richiedere ed ottenere asilo politico, e mi sono appellato alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Intanto, incredibilmente, la Cassazione ammette un primo errore e mi ha ridotto la pena da 5 a 3 anni. Conoscete altri casi di questo tipo? Farà giurisprudenza. Ora ricorrerò anche per i 3 anni. Quando nulla sarà più possibile per veder riconoscere legalmente la mia innocenza, sarò pronto a rientrare.